21 novembre 2012

Salman Rushdie in Italia

Salman Rushdie e Roberto Saviano - Che tempo che fa, 2012
Salman Rushdie ha incontrato Roberto Saviano nel corso del programma Che tempo che fa andato in onda il 19 novembre 2012. Video Rai. Vi ricordo che Rushdie è stato anche ospite dell'evento BookCity: il 18 novembre lo scrittore ha partecipato ad un incontro pubblico al Teatro Franco Parenti di Milano e ha presentato Joseph Anton, il suo ultimo libro. Vi segnalo l'intervista concessa da Salman Rushdie a Matteo Sacchi, pubblicata da Il Giornale il 19 novembre 2012. Rushdie: "Ecco cosa vuol dire subire una fatwa":

Signor Rushdie per anni non ha avuto molta voglia di parlare della fatwa, ora come mai l'ha fatto?
«Per anni mi ha dato fastidio che qualsiasi cosa io scrivessi o facessi, le persone continuassero a riportarmi indietro, a voler discutere solo dei Versi satanici... E poi quello seguito alla condanna da parte del governo iraniano era stato un periodo molto difficile, non ero riuscito a metabolizzarlo, a guardarlo con distacco. Ora ad anni di distanza era il momento giusto. E così ho scritto tutto e almeno i giornalisti non avranno più domande da farmi».
La condanna a morte contro uno scrittore da parte di uno Stato fu qualcosa di inaspettato. Come descriverebbe la reazione dell'Occidente?
«Il governo inglese ovviamente si attivò per proteggermi. Ma non manifestò una vera volontà di risolvere il problema. Non fecero grosse pressioni verso il governo iraniano. Si limitarono a sperare che la situazione venisse dimenticata, non volevano guai. Come molti altri governi occidentali. Si è dovuto aspettare il primo governo laburista di Tony Blair perché ci fosse una presa di posizione forte. Se la stessa energia fosse stata dimostrata prima chissà, forse le cose si sarebbero risolte molto più velocemente».
E gli intellettuali occidentali come hanno reagito?
«Alcuni intellettuali hanno fatto molto, e in fretta. Se non fosse stato per loro poteva finire molto male. Gli scrittori inglesi si sono stretti attorno a me. Da questo punto di vista la questione dei Versi Satanici ha contribuito a trasformarci in una vera comunità. Ian McEwan una volta mi ha detto: Lottare per te è stato importante per tutti noi. E anche la solidarietà internazionale è stata tanta. In Italia si mobilitarono anche Umberto Eco e Roberto Calasso. Eco mi commosse, io avevo appena stroncato malamente il suo libro Il Pendolo di Foucault, ma mi difese lo stesso. Poi ci siamo incontrati in Francia e lui è corso ad abbracciarmi urlando: Ciao, sono quella merda di Eco. Siamo diventati amici».
A più di vent'anni di distanza le sembra che la condizione degli scrittori sia migliorata? Che sia più facile scrivere in modo libero?
«La situazione è stata complicata dal terrorismo. E io vedo una certa paura nei giovani scrittori, c'è un alto livello di autocensura. Però negli ultimi mesi mi è capitato di incontrare un certo numero di giovani scrittori islamici che vogliono rompere gli schemi, reinterpretare la cultura islamica e questo mi sembra positivo».
Nel libro hanno un ruolo chiave la figura di suo padre, Anis Rushdie, che era un musulmano poco osservante e la sua famiglia, in cui si respirava un Islam tollerante...
«Mio padre studiava la religione soprattutto dal punto di vista storico, più che un credente era uno studioso vero e proprio, da lui mi è derivato l'interesse per il Corano. Altri membri della mia famiglia erano decisamente più devoti, ma in casa si è sempre potuto parlare di tutti i temi relativi alla religione senza preconcetti o veti. E quello della mia famiglia non era un caso isolato, è esistito un Islam per niente fanatico e aperto che purtroppo negli ultimi cinquant'anni è diventato sempre più minoritario. Questo è terribile».
Cosa pensa del recente film su Maometto che ha provocato violenti moti di piazza? In quali casi è ammissibile la censura?
«Quasi mai è ammissibile. Perché esista la libertà artistica deve esistere anche la libertà di produrre un certo quantitativo di spazzatura. E non si deve mai cedere alle proteste violente, svendere la libertà. È come cedere al bullismo scolastico, non se ne esce più».
Nel libro, per raccontare la sua vita, lei racconta anche quella delle persone che le sono state attorno. E non lo fa con toni morbidi. Qualcuno si è lamentato?
«Per ora nessuno... ma non si sa mai. Comunque in molti casi ho avvisato gli interessati che sarebbero finiti nel libro, in certi casi ho anche fatto loro leggere le parti che li riguardavano. Beh, tranne alla seconda delle mie ex mogli».

Salman Rushdie - Teatro Franco Parenti, Milano, 2012

Piccolo Grande Cinema 2012

L'edizione 2012 del Piccolo Grande Cinema si svolge a Milano dall'11 al 25 novembre. La Fondazione Cineteca Italiana ci segnala quanto segue: 'Presso la Sala Alda Merini - Spazio Oberdan della Provincia di Milano nell’ambito del festival Piccolo Grande Cinema, domenica 25 novembre alle ore 15.00 Fondazione Cineteca Italiana presenta in anteprima il film Gattu di Rajan Khosa. Si tratta di una toccante storia che ha per protagonista il giovane Gattu, un bambino orfano con la passione per il gioco degli aquiloni. Nel cielo che sovrasta la città in cui abita nota un misterioso aquilone di nome Kali e decide di avventurarsi sul tetto della scuola per riuscire ad avere alcuni metri di vantaggio per raggiungerlo e sconfiggerlo. Per riuscirci però deve fingersi uno studente. Peccato solo che non sappia né leggere né scrivere... Prodotto in India con un piccolo budget, questo film si rivolge a un pubblico dai 5 ai 99 anni e permette di scoprire l'India da una prospettiva inedita. Gattu ha ottenuto la menzione speciale nella sezione Generation del Festival del Cinema di Berlino 2012'. (Grazie a Cristina Formenti). Ho informato Rajan Khosa via Twitter della proiezione. Il regista, molto cortesemente, ha risposto: 'Wishing the Gattu viewers in Milan all my best. And a life where all dreams come true'.

15 novembre 2012

Aishwarya Rai ambasciatrice per UNAIDS

ONU, settembre 2012
Nelle ultime settimane Aishwarya Rai ha moltiplicato le sue partecipazioni ad eventi pubblici di vario tipo. Un preludio al ritorno sul set? Speriamo! Domani la piccola Aaradhya compie un anno: ormai è grande e pronta ad andare a vivere da sola, lasciando la nostra Ash libera di occuparsi nuovamente della sua carriera cinematografica. Vi ricordo che il 24 settembre 2012 la diva indiana è stata nominata ambasciatrice internazionale per conto del programma delle Nazioni Unite UNAIDS. Il comunicato stampa riporta alcune dichiarazioni di Ash: 'I am honoured to accept this appointment. Spreading awareness on health issues, especially related to women and children, has always been a priority for me. And now, as a new mother, I can personally relate to this - the joys and concerns of every mother and the hopes that we have for our children. I strongly believe that every baby should be born free from HIV. And I wish that every woman living with HIV stays healthy and has access to treatment. I promise that with UNAIDS, I will do my utmost to make this happen'. In ambito più profano, vi propongo di seguito un magnifico scatto del servizio fotografico realizzato da Ash per la nuova campagna pubblicitaria commissionata da Longines.
 
Aishwarya Rai e Michael Douglas - ONU 2012
Longines 2012

Makkhi: locandina e recensioni

Eega è senza dubbio il film dell'anno. S.S. Rajamouli ha diretto in simultanea la versione telugu (Eega) e quella tamil (Naan Ee). La produzione ha previsto inoltre le edizioni doppiate in hindi (Makkhi) e in malayalam (Eecha). La versione sottotitolata in inglese, distribuita negli USA nel luglio 2012, nel primo fine settimana di programmazione ha registrato  nelle sale americane una media di spettatori per proiezione superiore a quella conseguita da The Amazing Spider-Man. Il 12 ottobre 2012 è stato distribuito Makkhi, e vi segnalo di seguito alcune entusiastiche recensioni:
- Anupama Chopra, Hindustan Times, 13 ottobre 2012, ****: 'Makkhi is the most outlandish film I've seen in years. It's also the most fun I've had in a theatre recently. (...) It takes courage to pick a story as weird as this. Clearly writer-director S.S. Rajamouli is equipped with guts and a ferocious imagination. (...) By the end, I was clapping and rooting for the fly. How many films can get you emotionally invested in an insect? Makkhi is a mad roller coaster ride that's worth taking'.
- Ankur Pathak, Rediff, 12 ottobre 2012, ****: 'The camera work is beyond belief. The result is a mind-blowing rampage of uniquely filmed scenes. (...) This super-fly is a super-stud, a bee-sized package that promises definite entertainment which even the so called larger-than-life superstars fail to achieve or achieve at a highly superficial level. Director S.S. Rajamouli and Kotagiri Venkateswara Rao, who handled the editing and camera work, and the entire team deserve thundering applause'.
- Taran Adarsh, Bollywood Hungama, 9 ottobre 2012, ****: 'Original, inventive, innovative and imaginative, Makkhi raises the bar of films made in India. (...) At a time when most dream merchants in Bollywood are concentrating on mindless entertainers that kiss goodbye to logic, Rajamouli strikes the right balance between logic and entertainment in Makkhi. The scale of the film is colossal, the plot is invigorating and the outcome leaves you mesmerized. (...) A technical wonder, the computer generated fly is, without doubt, the star of the show. And its creator, Rajamouli, a sheer genius for creating a film that sweeps you off your feet and leaves you awe-struck. (...) The writing is smart and clever, the episodes are ingeniously integrated in the screenplay and the culmination to the tale leaves you spellbound. I'd go the extent of saying that Makkhi has an unfaultable start, immaculate middle and impeccable end, which is a rarity as far as Indian films go. (...) On the whole, Makkhi is a landmark film. You ought to watch certain films in your lifetime. Makkhi is one of those films. For choosing a crackling idea, for executing it with panache and for taking Indian cinema to the next level, I doff my hat to you, Mr. S.S. Rajamouli'.
- Box Office India: 'The story, the way it has been written and, above all, the way it has been presented on celluloid takes you totally by surprise. Every scene is a treat to watch, and one good scene is followed by an even better one. (...) Watching Makkhi is a sheer experience! (...) The major highlight of the film is its pace'.

Riporto anche alcune recensioni di Eega:
- Karthik Pasupulate, The Times of India, 6 luglio 2012, ****: 'What's fascinating is that the movie shows a computer-generated-housefly can have pretty much the same effect on the audiences as a rippling superstar. Hair-raising entertainment, jaw dropping, mind-bending thrill-a-second ride of the season, probably the decade, Eega is a game changer. (...) Rajamouli delivered all too well. (...) He's set a new bench mark for Telugu cinema. There are some very original thrills and sequences that will sweep you off your feet. The computer-generated wizardry is seamless. (...) But what is most impressive is the storytelling. Most Telugu filmmakers rely solely on dialogue to take the story forward, but this is perhaps the first film that has the camera taking the narrative forward. In fact, the housefly doesn't have a single dialogue. (...) Visual Effects are just the best ever for a Telugu film, both in terms of originality and quality of output. The film has over 90 minutes of never-before-seen-visual effects that just blow the audiences away'.
- Sangeetha Devi Dundoo, The Hindu, 7 luglio 2012: 'S.S. Rajamouli is completely in control of his team, his narrative and his vision. He proves, yet again, that he is one of the finest storytellers in contemporary Telugu cinema. He is aided by an equally talented team that helps give form to a movie that could have become gimmicky and shallow. Eega raises the bar for visual effects and animation for an Indian film. (...) Eega shows what Indian filmmakers and production houses are capable of, at budgets much lower than that of Hollywood. (...) Sudeep (...) is a perfect match for the animated Eega. (...) Only an actor of calibre could have pulled off a role that called for emoting with an imaginary Eega. Remember that the Eega was added to the frames with the computer graphics after the visuals were shot. Sudeep can keep a few empty shelves ready in his abode to accommodate all the awards he is poised to win the coming year'.

Aggiornamenti del 7 luglio 2022:
- Eega, S.S. Rajamouli's finest film, turns 10, Sagar Tetali, Film Companion, 5 luglio 2022

Priyanka Chopra: Erase

Priyanka Chopra presta la voce al brano internazionale Erase, composto dal duo di DJ statunitensi The Chainsmokers.

14 novembre 2012

Jab Tak Hai Jaan: prima mondiale

Il 12 novembre 2012 a Mumbai ha avuto luogo una prima mondiale davvero indimenticabile. In occasione della proiezione speciale di Jab Tak Hai Jaan, gli studi di Yash Raj Films si sono trasformati in una gigantesca sala cinematografica, decorata con le locandine di tutti i titoli diretti dal compianto Yash Chopra. È stato organizzato un red carpet calcato dalle celebrità più note di Bollywood. Ha fatto scalpore la partecipazione delle superstar Salman Khan e Aamir Khan (con Kiran Rao) ad una prima di una pellicola interpretata da Shah Rukh Khan. Amitabh Bachchan era accompagnato dalla moglie Jaya Bhaduri, dal figlio Abhishek e dalla nuora Aishwarya Rai. C'erano anche Akshay Kumar (con Twinkle Khanna) e Hrithik Roshan. E poi Shahid Kapoor, Anil Kapoor, Sonam Kapoor, Ranveer Singh e altri ancora. Molti registi, fra cui Karan Johar, Ashutosh Gowariker, Rajkumar Hirani, Imtiaz Ali, Zoya Akhtar, Dibakar Banerjee, Kabir Khan e Shekhar Kapur. Numerose le eroine dei film di Chopra, fra cui Madhuri Dixit, Sridevi (con Boney Kapoor), Rani Mukherjee, Rekha e Preity Zinta. Quanto a Kajol, l'eroina numero uno, protagonista di Dilwale Dulhania Le Jayenge, il più grosso successo prodotto da Yash Raj Films (diretto da Aditya Chopra, figlio di Yash e ora nuovo boss), la diva ha snobbato il red carpet e, secondo quanto rivelato da Hindustan Times, accompagnata dallo schivo Aditya avrebbe raggiunto gli studi da una porta secondaria. Tutti i riflettori erano comunque puntati sul trio di attori di Jab Tak Hai Jaan: Shah Rukh Khan, Katrina Kaif e Anushka Sharma (che ha sfoggiato una magnifica nuova acconciatura e un abito Cavalli). Video ufficiali: prima, seconda, terza e quarta parte. Ammetto che al caldo abbraccio scambiato da Aishwarya e Hrithik mi sono un po' emozionata...













13 novembre 2012

Vogue Italia: Sonam Kapoor

Milano 2012
Vi segnalo una breve intervista concessa da Sonam Kapoor ad Arianna Pietrostefani, pubblicata ieri da Vogue Italia:

'Capita spesso che i figli d’arte intraprendano la carriera dei propri genitori. A volte per sfida, altre volte perché lo si ha nel sangue. Sonam Kapoor appartiene ad una delle famiglie più ricche di Bollywood. Per chi non lo conoscesse, suo padre è Anil Kapoor, uno degli attori e produttori più famosi di Bollywood. Sin da piccola segue il padre sul set e gioca con le pellicole in disuso, costruendosi braccialetti e coroncine. (...) È lei a salutarci per prima, ci sorride e con movenze regali si accomoda guardando fissa nell’obiettivo. Siede composta come su un trono, muove le mani con lentezza e le pone l’una sull’altra, come a dire: "È così che si sta sedute". "Faccio cinema da sempre, non ricordo quando ho cominciato. Da piccola il cinema era il gioco, poi il lavoro di mio padre, ora il mio. Ho sempre guardato quelle donne bellissime di Hollywood, sognando di diventare una di loro. A Bombay il cinema non è solo un’industria, è stata la svolta". Le chiedo quanto la moda sia importante nel suo Paese e cosa rappresenti per lei. "Le donne indiane amano vestirsi da principesse. Si va ancora al mercato a scegliere i tessuti, si commissionano abiti su misura e si va con le amiche per la prova dell’abito. Quello che fanno le spose, noi lo facciamo tutti i giorni. Il pronto moda è arrivato anche qui, certo, ma quando si può, si cerca ancora l’abito perfetto. Amo la moda italiana, lo stile che gli italiani hanno nel sangue. Nessuno è come loro".'

Midnight's Children in Italia

La regista Deepa Mehta ci ha gentilmente inviato un tweet nel quale ci informa che Midnight's Children verrà distribuito nelle sale italiane a fine marzo 2013: 'We have a fab distributor in Italy. They plan to release it March end. Love Italy. Spent last summer in Ravello - heaven!'. Grazie a Deepa per la cortesia.
Vedi anche I figli della mezzanotte in Italia, 17 marzo 2013

Aiyyaa : Recensione

[Blog] Recensione di Aiyyaa (2012), divertente commedia romantica con Rani Mukherjee e Prithviraj.

9 novembre 2012

Irrfan Khan: Khan rises in the West

Vi segnalo l'intervista concessa da Irrfan Khan a Sudhish Kamath, pubblicata da The Hindu il 2 novembre 2012. Khan rises in the West:

'How are you enjoying your stint with Hollywood?
I have to restrain myself, resist the temptation because I keep getting all kinds of films from Hollywood. Because my survival is not based out of Hollywood. So this is a very privileged position for me. I do films sometimes for survival in India. I choose projects in Hollywood that are challenging... that have something new to offer to me. Whether it is The Namesake or In Treatment... If I have to define In Treatment, it was not TV, it was not theatre, it was not cinema... It was something else. I look for challenges and areas that I haven’t got a chance to explore with Hollywood.
So do you work with a different kind of remuneration with Hollywood to be able to do these roles?
Remuneration is not very lucrative for me. It’s not even one-fourth of what I get in India. Just because you see them making multi-million dollar films, it does not mean they will pay Irrfan Khan millions of dollars. The film business is run in a way that you get paid according to whatever your importance is. (...)
How has your understanding of cinema changed over the years?
When I came into cinema, I was mesmerised by a few actors and when I saw them, I thought they were experiencing something special. That’s what attracted me to films. Initially, it was more about fame. But later it changed. Fame is just an ego-massaging exercise. I’m fortunate to be in this line. I’m in a medium where I can connect with a person who doesn’t understand a single word of the language I speak. But he’s touched by my performance. I become a part of his emotional psyche. And that’s the kind of ability you have as an actor.
So Life Of Pi was one such experience?
No, that was my journey before Life Of Pi. The challenges in Life Of Pi were completely different, something I have never experienced as an actor. The film is dealing with complicated issues. Whoever wants to look at these issues would interpret them in their own way. It will entertain a child who is watching as much as it will entertain an intellectual person. This film will leave you with so many interpretations. And it cannot be achieved unless and until you are aware of it. You have to work towards it. That was the challenge.
What was the biggest take-home for you from Life Of Pi?
Watching Ang. The way he conducts himself, his personality... If you see him, it seems like he has just eliminated all the unnecessary things from his personality... you don’t see a kind of baggage that you would expect from one of the most important directors of our times. The way he’s passionate about his work, the way he is so concerned and very personal. He’s available to everybody and at the same time, also keeps to himself.
What kind of roles are you looking at doing here post Paan Singh Tomar here?
I am getting more or less the same kind of roles. I am looking at films that are different yet have the ability to make money. All things in this world are a product of contradictions. Like art and commerce. Even in life, there are two opposite forces that are colliding all the time in our universe. And something new emerges when they collide.
Are you excited and confident that films such as Paan Singh Tomar are getting recognised today?
I was confident even 10 to 12 years ago when I did Haasil. I knew people wanted to see something different. They wanted films where entertainment would be redefined. The entertainment industry cannot afford to keep repeating a formula. It needs to keep evolving and redefining itself. Am I pushing the boundaries? Is it good for cinema? Is it entertaining and engaging? Is it suited for cinema or better suited for a book or news? Is it smuggling the issues smartly enough without being in your face? These are things I look for when I choose films'.

Irrfan Khan: Everything has come to me late in my life

Vi segnalo l'intervista concessa da Irrfan Khan a Garima Sharma, pubblicata da The Times of India il 24 ottobre 2012. Everything has come to me late in my life: Irrfan:

'In all honesty, with the international recognition that has come to you post Slumdog Millionaire, there must have been some point when success went to your head?
If success would have come early in life, it would have. But, everything came to me a little late. It’s a pattern with me - things always come late to me. When I was doing TV, I longed to do films. I was even ready to become a henchman. At that time, if I would’ve got the role of a villain, I would’ve wasted my life just playing villains. But, I think destiny is taking care of me, even if it is giving me things later in life, even if it is testing me. I have never been in a situation where success could go to my head.
Has Hollywood impacted your Bollywood prospects?
An actor looks for recognition. And when you do work like this, it creates a perception about you in the audience’s mind. That’s it. But, it gives me a choice to do stories which I would’ve never got here. I would’ve never got those directors and stories to explore here. I don’t want to find a formula for success and keep repeating that. (...)
You don’t get such work in Bollywood?
They don’t ask variety from you. I am just fortunate that I don’t need to, for my bread and butter, depend on Hollywood. For me, it’s a luxury. I choose films, which give me what I am looking for. That’s why I am not living in Hollywood. If I go and stay there, I would be shooting all year long. But I don’t want to do that. For me, as an actor, I need challenges where you can trust your director and take a plunge. It’s exactly like Pi, who has been thrown in this sea with these animals, and he doesn’t even know how to row a boat and he has to find his shore.
How important is Bollywood to you today?
It’s very important because that’s where I earn my living from. This industry is everything to me. When I dreamt of becoming an actor, I thought of being popular in India and not anywhere else.
Cliched as it gets, was the role of Pi the toughest of your career?
Yes. The contract just said they needed 10 days from me. But, you can’t ask them, ‘No, I have to prepare for two months or three months, so you pay me for that’. It was literally only 10 days of work, but it took me so many months of preparation. Ang was also exploring it with me, so initially he told me to find a French-Canadian-Indian accent. I kept trying for months, and it was really torturous, and finally he chose not to use that! But, it was an experience that I learnt a lot from. This is one of my most challenging roles, even though it may not be that much on screen. I did stuff earlier which was mostly for adult audiences. I want to now do films which are for children as well as grown-up audiences. I long to do films, which my children can also watch. Whenever my kids pick up my DVDs, be it The Namesake or Maqbool, they can’t watch those. (...)
It was said that you were unhappy with the way your role turned out in The Amazing Spiderman?
I never said that. Whoever spoke to me, I just said that the director told me what scenes they were eliminating and why they were eliminating, and I had no problem with that. I could understand why they were doing it. They did that even in Slumdog Millionaire, so I had no problem with it. I never said I was unhappy with the role.
After all your preparation, was it easy to understand your director Ang Lee’s vision?
What’s special about Ang is that when he dreams a film, it tries to go deep and find something from it. Relentlessly, he is trying to create something new in his project, to find some relevance in today’s time, and that’s what I call brave. He is a brave person. It’s like there is a playground he is exploring, which he is not very familiar with, but he will take the plunge. When you work with him, you feel like he is trying to pull out something new, something unexplored from the ground, something which people in today’s time can relate to. And yet, with this kind of a story, which is only about an Indian family, he retains all the complexities, and yet tries to give it an international connect. As far as vision goes, it cannot be a like a picture which I show to you and you can understand. He brought his world, I brought mine, I tried to relate to what he was saying and then I poured my entire being into the film. That’s where dynamism comes. That’s what Hollywood understands'.

Festival Internazionale del Film di Roma 2012

L'edizione 2012 del Festival Internazionale del Film di Roma si svolge dal 9 al 17 novembre. Unico lungometraggio indiano in cartellone: Tasher Desh di Q (alias Qaushik Mukherjee), in concorso nella sezione CINEMAXXI.

Aggiornamento del 21 novembre 2012: vi segnalo di seguito alcune recensioni.
- CineClandestino: 'Tasher Desh irrompe (...) con la deflagrante potenza distruttrice di un ordigno nucleare: (...) il film di Q è una delle materializzazioni possibili dell'idea stessa di kermesse propugnata da Marco Müller, quella che vede il festival come un luogo che accorpi nella stessa anima ricerca e intrattenimento, sperimentazione visiva e racconto popolare, innovazione e classicità. (...) La classe registica di Q, in grado di lavorare sulle geometrie della messa in scena e su un utilizzo quanto mai fertile e creativo della scenografia (la natura dello Sri Lanka, dove il film è stato girato, si mescola alla perfezione con la particolare ricreazione dello spazio voluta dal regista), si abbandona fin dall'incipit in bianco e nero (...) a una furibonda apocalisse visiva. Il montaggio sincopato, la narrazione ellittica e sconnessa, la recitazione urlata, le inquadrature sghembe fanno di The Land of Cards un elogio della frenesia e del caos che evidenzia, prima ancora che lo faccia il testo in sé e per sé, l'anima profondamente libertaria e antifascista del film. Una scheggia impazzita che attraversa la prassi cinematografica missando al proprio interno la cultura occidentale e quella indiana. (...) Q pone la firma in calce a un'opera orgogliosamente post-punk, in cui anche il colore è utilizzato in modo eversivo (...) e un incontro di ping pong dalla brevissima durata può essere risolto registicamente con otto inquadrature diverse. Spiazzante ed esaltante allo stesso tempo, The Land of Cards rammenta a coloro che ne avessero smarrito la memoria quanto il cinema possa essere rivoluzionario nell'utilizzo stesso delle tecniche e degli stili'.
- CineFatti: 'Tasher Desh è un capolavoro di rara bellezza e raffinatezza (...): Q può diventare il regista simbolo del cinema del XXI secolo, con le sue idee, con la sua fusione di stili e con i brividi di grande cinematografia classica inseriti in un vortice d’innovazione. (...) Sono uomini e donne, attori eccezionali che recitano come fossero in un'opera di teatro contemporaneo. È la regia di Q a rendere tutto diverso, movimentato, emozione pura, Cinema. (...) Gioia per uno dei film migliori visti fino ad oggi qui al Festival Internazionale del Film di Roma, il migliore della sezione CinemaXXI in cui concorre. Duro da sopportare, difficile da digerire in molti momenti, ma le vere sfide vengono dai lavori difficili se si ha voglia di capirli e viverli per quello che vogliono essere. Momenti di puro cinema, cinema del futuro, quello che vorremmo vedere prevalere, simbolo del nuovo che tanto farebbe bisogno al mondo intero, perché si deve capire che le barriere vanno abbattute e spazio va lasciato alle nuove possibilità e ricerche'.
Area del profilo Facebook di Q dedicata alle fotografie scattate a Roma.

Aggiornamenti del 23 agosto 2013 - A partire da oggi, Tasher Desh viene finalmente distribuito in alcune aree in India in sale selezionate. Nell'intervista concessa da Q a Box Office India, pubblicata il 17 agosto 2013, si legge:
'The film travelled to the Rome Film Festival. How was it received there?
I was very happy with the response there. It was screened in a section called Cinema 21 and that was brilliant since I was in competition with people who I have looked up to all my life. My life was made that day. More importantly, I was happy knowing that critics were watching those films, which were not really cinema but playing with form. They were not looking for narrative, so I was overwhelmed. 90 per cent of them liked my film and equated it with an art installation project with lines and music. The narrative was always a problem so I was criticised there. But everybody who loved it also hated the fact the narrative was not joined'.
Vi segnalo anche la recensione di Raja Sen (giudizio 3,5), pubblicata oggi da Rediff, recensione che, nella versione integrale, include inaspettatamente più di un riferimento a David Bowie:

'The thing about building a house of cards - indeed, a country of cards - is that its very existence is rooted in caprice. With Tasher Desh, radical filmmaker Q takes on Rabindranath Tagore’s play and interprets a familiar text with much vim and great style, and yet the fact that the end results are uneven - and uneven they certainly are - seems as much an inevitability as a matter of choice. Discordance was always, well, on the cards. (...) This is a bizarre film, one that unapologetically meanders through most of its first hour, giving us a hint of its characters while soaking us in a psychedelic cauldron of ennui. It’s the same one Q’s protagonists sip from. On one hand is a bespectacled writer who wants to mount a production of Tasher Desh, but is overwhelmed by the relentlessness of the world around him. He escapes into the pages, where we meet the play’s hero, a restless Prince weary of his luxurious cage. And as the story flip-flops between these two, the teller and the doer, the film’s visuals take over our heads. (...) The surreal, madcap imagery is captivating, and many an image remains lodged in my head. Even a few that I found tiresome at the time. A primary reason for the tenacity of these strong, strange images - an Oracle with David Bowie cheekbones, a toddler prince with a sword larger than himself, clockwork squirrels going around in circles - is how violently they’re juxtaposed, not just against each other in immediate contrast, but along with the music. The soundtrack takes the songs from Tagore’s original musical and keeps the lyrics the same, and while the music is edgy and eclectic and defiantly modern, it is the classic lyrical heft that propels the film’s narrative. The filmmakers have done an artful job of subtitling these words, often sacrificing literality for inferred meaning, which helps greatly in grasping the film. This happens with dialogue too, when characters repeat the same lines and words over and over but the subtitles ascribe different meanings, or emphasise different parts of the translated line. (...) Clearly influenced by Lewis Carroll, Tagore conjured up a fascistic nation of people dressing up as playing cards, giving his musical its name. Q revels in this opportunity for structured mayhem, and his uniformed card soldiers (who come this close to actual goose-stepping) are a work of art, with their faces painted white and a tiny logo, of the suit they belong to, on their lips. The effect is striking - more Terry Gilliam than Tim Burton, thankfully - and with this highly theatrical approach, the film takes on a comic-book appearance. The colours pop, the subtitles are more stylised, and the cards yell out Bengali chopped into staccato syllables. “Progress?” is translated as “égobo?” but screamed “É!”, “Go!” and “Bo!”. (...) The Prince and his friend, cornered by gun-toting cards for having the temerity to laugh, come up with a delicious origin story and begin to sow seeds of revolution by appealing to the card-women. Good move, that. Suggestions of liberty from the outsiders intrigue the women in the ranks, and soon there is a full-blown sexual revolution. And here it is that the film becomes a highly erotic one, throbbing with abstract yet earthy sensuality. (...) Meanwhile, over on the other side of reality, the Writer too is grappling with matters of sexual urgency. “If it’s a riot you want...”, promises a queen ominously, her Bangla obfuscated and rendered exotic by a strange accent. There is a mighty mish-mash of tongues and nationalities amid the cards, hidden by white paint. It is a clever trick, in a film where the cast is mostly impressive. Rii Sen is a striking heroine, Tillotama Shome is evocative as the Prince’s mother, and all the cards get it very right indeed. Anubrata Basu (the hero of Q’s last film, Gandu) is well-suited to the part of the friend, even pulling off a Che Guevara look quite deftly in one scene, and Soumyak Kanti De Biswas is highly compelling as the Prince, especially when he looks fourth-wall-searingly through the camera. Tagore’s 1932 play is a remarkably progressive one, and Q’s adaptation starts off slow and visceral and then - after they land on the island halfway through the film - changes gears to become a racy, lucid, sexy adventure. This gamble doesn’t entirely pay off - the first half has several boring stretches; the film exasperatingly ends just when it hits its most enjoyable stride - but the film is staggeringly original, and far too much of it stays back in the head. To haunt and to enchant. The music plays a huge part, and the critical decision to use Tagore’s original songs - with Q singing on many of the tracks - is one that makes this effort magical, even when it misfires. But who’s to say any of the misfires were unintentional? Tasher Desh is more experience than film, more blank verse than story, and more poetry than anything else'.

Vedi anche:


Q - Roma, 2012

Q - Roma, 2012

7 novembre 2012

International Film Festival of India 2012

La 43esima edizione dell'International Film Festival of India si svolgerà a Goa dal 20 al 30 novembre 2012. Il titolo di apertura è Life of Pi di Ang Lee. Nel cast Irrfan Khan, nel ruolo di Pi adulto e quindi del narratore, Tabu e Adil Hussain. Una curiosità: Ayan Khan, il figlio di Irrfan, in Life of Pi interpreta il fratellino di Pi. La pellicola verrà distribuita nelle sale del nostro Paese il 20 dicembre 2012 col titolo Vita di PiTrailer in italiano. Vi segnalo l'intervista concessa da Ang Lee a Karan Johar, pubblicata da Hindustan Times il 4 novembre 2012. Karan Johar interviews Ang Lee:
'Karan: Irrfan and Tabu are established names. Was it interesting to work with them?
Ang: Yes. They have so much respect from me. They are not the ones who said ‘yes’ to everything I said. They always made sure that what they were asked to do was okay. So I told them that it’s India, so you have to let me know. They are established actors. That’s why I don’t have anything to worry about. My main anxiety is that the reading is almost like a fable. I have worked on that story for the film and the script has been romanticised in the end. Since India is not home for me, my main anxiety is how people will receive the movie here. Will they raise their eyebrows or will they adore it? I don’t know'. 
Vedi anche:


Irrfan Khan, Tabu e Ang Lee

Kiss & Telly

Il 22 settembre 2012 Box Office India ha pubblicato l'articolo Kiss & Telly, dedicato alle aggressive attività promozionali televisive, attuate dai produttori cinematografici, a sostegno delle nuove pellicole in distribuzione. Non solo interviste: le star bollywoodiane offrono spesso dei cameo nelle soap più amate. 'According to the FICCI-KPMG media and entertainment report 2012, India is the third largest TV market after the US and China, registering 146 million TV households. Experts reveal that television is the largest medium for media delivery in India in terms of revenue and it represents 45 per cent of the total media industry. Here’s a different perspective: 623 TV channels are watched by people across the country every day. It’s an opportunity just begging to be exploited'.

La biblioteca Salaborsa e il cinema hindi

Vi segnalo che la biblioteca Salaborsa di Bologna offre un catalogo di film hindi in dvd.

Le prime del 13 novembre 2012: Jab Tak Hai Jaan

Il Diwali 2012 dovrebbe incoronare Yash Chopra re del botteghino. Jab Tak Hai Jaan possiede infatti tutte le carte in regola per conquistare folle oceaniche di spettatori. Chopra è tornato alla regia, dopo otto anni dal deludente (spero nessuno mi spari) ma amatissimo Veer-Zaara, con una nuova storia d'amore creata per esaltare la figura dell'eroe romantico per eccellenza del cinema indiano: Shah Rukh Khan. Ad affiancarlo Katrina Kaif, l'attrice attualmente più quotata al botteghino, e la spumeggiante Anushka Sharma. Location incantevoli, eccellente fotografia, sguardi, sorrisi, drammi e batticuore, coreografie e abiti da sogno. La colonna sonora, piuttosto classica, è composta dal premio Oscar A.R. Rahman. JTHJ offre uno Shah Rukh anche in versione ruvida, con barba incolta da uomo che non deve chiedere (chissenefrega dell'eroe romantico: *Lui* rende molto meglio nei panni dello sciupafemmine, e spero che Yash non abbia esagerato con lo zucchero). Da non sottovalutare l'ondata di commozione suscitata dal decesso improvviso di Yash Chopra,  avvenuto il 21 ottobre 2012, e che ha etichettato JTHJ come l'ultimo lavoro dell'uomo più potente di Bollywood. Le aspettative sono dunque altissime, e, a meno che il film non si riveli orribile, il concorrente Son of Sardaar dovrà faticare parecchio per farsi notare. Vi propongo, oltre al trailer, i video dei brani Jiya Re, Saans, Challa, Ishq Shava e Heer.
Vedi anche Jab tak Hai Jaan: prima mondiale, 14 novembre 2012

Aggiornamento del 15 novembre 2012: come sta procedendo la sfida del Diwali? È ancora presto per decretare il vincitore, ma in rete è già stato diffuso qualche dato certo. La contesa relativa al numero delle sale si è conclusa con 2.500 sale per JTHJ e 2.000 per SOS. Entrambi i titoli stanno incendiando il botteghino, e l'industria cinematografica di Mumbai ha un motivo in più per celebrare. È un testa a testa che vede primeggiare alternativamente JTHJ e SOS. Nei circuiti multisala sembra avvantaggiarsi JTHJ, nei cinema monosala è invece SOS ad avere la meglio. All'estero JTHJ ha strozzato il rivale (pare che in Nuova Zelanda sia entrato direttamente al numero uno nella classifica dei titoli più visti, battendo le pellicole locali e quelle hollywoodiane), ed anche negli USA i numeri generano entusiasmo. Ma SOS ha bruciato sul tempo JTHJ in Pakistan, ridisegnando la storia di Bollywood nel Paese confinante. Sembra inoltre che entrambi i titoli abbiano segnato il record di incassi nel primo giorno di distribuzione per entrambi gli attori protagonisti. Le recensioni, però, non sono proprio entusiastiche. Per JTHJ, il decesso improvviso di Yash Chopra ha indotto i critici a limitare il sarcasmo e ad addolcire il giudizio finale. Il risultato? Pezzi monotoni e tediosi. Traspare che JTHJ non sia piaciuto poi molto, ma, agganciato al filone del classico film romantico d'altri tempi, gli vengono perdonati diversi passi falsi.
Recensione di Raja Sen, Rediff, 13 novembre 2012, ***: 'A Yash Chopra drama that treads very familiar territory slickly - and a fair bit too slowly - but does so with an old-world sincerity that somehow makes most of it bearable. Rather like its leading man, who is often made to balance entire scenes on his dimples, grinning so wide his eyes appear closed. There are times in JTHJ when it's hard not to feel embarrassed for Shah Rukh Khan having to work with material this tedious - and yet he, despite the exaggerated show of youngness, manages inexplicably to charm. This is his film, and, against all odds, he works it well. (...) Katrina is the film's big surprise, providing a solidly competent performance in a role that could well have been reduced to farce. The lazy screenplay makes sure she kisses more than she gets to speak, which isn't a bad thing because she turns out pretty good with the silent moments. The actress brings a tenderness to the proceedings and emotes strongly, making sure her character - while unlikely, untimely and irrational - ends up real enough to root for. And yet it's not her film. Or even Yash Chopra's, really. JTHJ is all Shah Rukh, all the time. His character seems larger than the film, and Khan himself is in fine form even when the script deserves far less. There are times he seems out of place, certainly, but these are made up for by times where he grounds the narrative with one glare, with one scowl, with one kiss. The dude abides. As a swan-song for the master director, JTHJ might only be a middling effort. But then, sometimes, all we need is a Khan-song'.
Recensione di Mayank Shekhar, 13 novembre 2012: 'This is a romantic weepy. They are expressly made for women audiences the world over. Be warned. But you knew that all along. These barriers are mostly blurred. There’s an emotional woman inside every hardened man. No one should feel shy about letting it all out. Except that by the end of the saga, you worry less about the hero’s love and his wellbeing, and far more for the movie’s length. (...) After about three and half hours in the theatre, when you step out of JTHJ, you realise his last movie, at 80, clearly wasn’t quite his best, or even close to it. It would have been unfair to even expect that. But it did have shades of what we loved him for. You can instantly tell why he was still the youngest filmmaker around. This film may not survive him. There’s a huge legacy that will, and I know we will forever thank him for being'.

Le prime del 13 novembre 2012: Son of Sardaar

Finalmente anche quest'anno è arrivato il Diwali, che, per noi amanti del cinema indiano, significa soprattutto abbuffata di (speriamo) blockbuster (speriamo) divertenti e gustosi. Son of Sardaar sembra il classico film d'azione tutto da ridere. Il trailer è molto accattivante. Ajay Devgan pare godersela un mondo. Ad affiancarlo Sonakshi Sinha, Sanjay Dutt e Juhi Chawla. Ashwini Dhir dirige la banda di matti. La colonna sonora, composta da Himesh Reshammiya, è così così. I ritmi bhangra sono sempre irresistibili. Le canzoni mettono allegria però è come se mancasse qualcosa. Po Po Po, che offre un cameo di Salman Khan, è talmente demenziale da innamorarsene all'istante. Vi propongo anche i video dei brani Son of SardaarRani Tu Mein Raja e Yeh Jo Halki Halki Khumariya. Sulla carta SOS è il meno favorito nella sfida del Diwali rispetto al concorrente Jab Tak Hai Jaan, ma Devgan, che è anche il produttore della pellicola, ci ha già sorpreso nel 2008 con Golmaal Returns, nel 2009 con All the best - Fun begins (battendo al botteghino il costosissimo Blue, interpretato da Akshay Kumar, e Main Aurr Mrs. Khanna, interpretato da Salman Khan), e nel 2010 con Golmaal 3. Difficile che SOS possa risultare il cavallo vincente nei primi giorni, ma in quelli a seguire tutto dipenderà dal passaparola. Ajay, solitamente molto riservato, nelle scorse settimane ha innescato una polemica a causa della denuncia per concorrenza sleale (in termini di numero di sale cinematografiche prenotate per la distribuzione di JTHJ) presentata ai danni di Yash Raj Films. Per approfondire le motivazioni del gesto di Devgan, vedi l'intervista concessa dall'attore a Sonil Dedhia, pubblicata ieri da Rediff: Ajay Devgn: YRF has been lying at every point. Staremo a vedere e... vinca il migliore!

Aggiornamento del 15 novembre 2012: come sta procedendo la sfida del Diwali? È ancora presto per decretare il vincitore, ma in rete è già stato diffuso qualche dato certo. La contesa relativa al numero delle sale si è conclusa con 2.500 sale per JTHJ e 2.000 per SOS. Entrambi i titoli stanno incendiando il botteghino, e l'industria cinematografica di Mumbai ha un motivo in più per celebrare. È un testa a testa che vede primeggiare alternativamente JTHJ e SOS. Nei circuiti multisala sembra avvantaggiarsi JTHJ, nei cinema monosala è invece SOS ad avere la meglio. All'estero JTHJ ha strozzato il rivale (pare che in Nuova Zelanda sia entrato direttamente al numero uno nella classifica dei titoli più visti, battendo le pellicole locali e quelle hollywoodiane), ed anche negli USA i numeri generano entusiasmo. Ma SOS ha bruciato sul tempo JTHJ in Pakistan, ridisegnando la storia di Bollywood nel Paese confinante. Sembra inoltre che entrambi i titoli abbiano segnato il record di incassi nel primo giorno di distribuzione per entrambi gli attori protagonisti. Le recensioni, però, non sono proprio entusiastiche.


4 novembre 2012

Sondrio Festival 2012

L'edizione 2012 del Sondrio Festival si è svolta dal primo al 7 ottobre. Il Primo Premio Città di Sondrio 2012 è stato assegnato a A tiger dynasty, documentario indiano diretto da Subbiah Nallamuthu.

Radio Vaticana e la musica indiana

A partire dal 6 novembre 2012, ogni martedì, alle ore 16.30 sul primo canale e alle ore 21.00 sul quinto canale di Radio Vaticana, andrà in onda un programma che illustrerà la musica indiana, dalla classica alle colonne sonore hindi.

Emraan Hashmi signs Danis Tanović's next, Anurag Kashyap to co-produce

Da qualche giorno in India circola una notizia entusiasmante: Emraan Hashmi è stato scritturato da Danis Tanović per il suo prossimo lavoro. Vi segnalo l'articolo Emraan Hashmi signs Danis Tanović’s next, Anurag Kashyap to co-produce, di Prashant Singh, pubblicato da Hindustan Times il primo novembre 2012: 'Anurag [Kashyap], who is responsible for picking Emraan, says, “Kalki [Koechlin] told me how sincere and focused he was during Shanghai. (...) When I saw Shanghai, I loved him, after which I pitched a script to him. He said no, but explained why. I saw in him a person who had no delusions about himself. He knew what he wanted to do.” So, when Anurag got the Bosnian writer-director’s script, he approached Emraan again. “When I read the script, I strongly felt Emraan should do it. But the west doesn’t know him. We also didn’t know whether he would agree. But he said yes. Then we pitched him to Danis, who came to India and met him. Now we’re on,” adds Anurag. Vi ricordo che No man's land, diretto da Tanović, nel 2002 strappò a Lagaan l'Oscar per il miglior film straniero.
Aggiornamento del 27 luglio 2022: la pellicola in questione è Tigers, proiettata in prima mondiale al Toronto International Film Festival 2014. Nel cast anche Adil Hussain. Tigers non ha mai beneficiato di una regolare distribuzione nelle sale, sembra a causa dell'argomento trattato: la storia si ispira allo scandalo che coinvolse la Nestlé negli anni settanta del secolo scorso, scandalo riguardante la commercializzazione di latte in polvere nei Paesi economicamente disagiati. Nel 2018 è stato diffuso in streaming. Trailer. In Italia è stato proiettato al Trieste Film Festival 2015. Vi segnalo l'articolo Danis Tanović contro Big Pharma e Nestlé nel suo thriller etico "Tigers", di Paolo Russo, pubblicato da La Repubblica il 6 marzo 2015:

'[Danis Tanović] “Finché a Venezia incontrai Anurag Kashyap (...) e quando gli dissi della sceneggiatura (...) che però nessuno era tanto folle da produrre, lui mi indicò Guneet Monga (...) dicendo ‘se c’è una così pazza da farlo è lei’. E così ce l’abbiamo fatta”. 
Emraan Hashmi, da Bollywood all’impegno
Ne è venuta fuori una produzione anglo-franco-bosniaco-indiana di tutto rispetto. Girata in India, Germania e Inghilterra. (...) Ed ecco (...) la bella perché autentica colonna sonora di Pritam, (...) e la presenza nell’ottimo cast di Emraan Hashmi, giovane idolo di Bollywood al debutto in un ruolo impegnato, che ha saputo virare ottimamente il suo charme di “serial kisser”, così lo chiamano a casa, nelle facce ora grintose ora disperate, speranzose o distrutte di Ayan [il protagonista]. (...) Una storia complessa per un film altrettanto complesso, che nella sua struttura a scatole cinesi ne contiene altre mille. Una tragedia immane che Tanović accosta assai bene, però privilegiandola, alle vicende personali dei tanti personaggi coinvolti a partire da Ayan. (...) Del quale il film rivela la pur temporanea adesione alla militare aggressività di certa cultura aziendale in nome del proprio riscatto economico, il suo terrestre vacillare davanti alla mazzetta Nestlé, facendone così un uomo fallibile, salvato però da una solida, laica pietas, e non l’eroe che ci si poteva aspettare. E come resistere alla dolcezza della sua arcaica, adorabile famiglia che vede sempre uniti, a dispetto della tremenda situazione, il vecchio padre saggio, testardo e di solida, tenera umanità, la madre gioiosa e inesauribile, la giovane moglie, bella quanto coraggiosa e incorruttibile.
Un avvincente thriller etico 
Scritto con sagacia, girato per lo più in piani medi e americani, spesso addosso ai protagonisti, alternando inquadrature di gran pregio (su tutte la sequenza del matrimonio di Ayan) (...) ad altre anonime, brutali, montato con esemplari cambi di ritmo, capace di dare ugual profondità ai cattivi come ai buoni, Tigers è un avvincente thriller etico. Un documentario in noir nel quale investigazione e ricerca del colpevole scandiscono le tappe dell’estenuante catarsi di Ayan, (...) piccolo uomo con poche chance, della condanna senz’appello dei potenti occidentali e dei loro sicari pakistani. Addestrati, come si vede nel film, da un molto americano manager-marine ad aggredire mercato e concorrenti ruggendo come le tigri del titolo. Mostra, il film, con fermezza che basta a se stessa, la palude di corruzione e speculazione che della sciagura di tanti piccoli innocenti continua a fare la fortuna dei già fantascientifici bilanci di Big Pharma. (...) Malgrado i successi di critica, Tigers - vale ripeterlo: un magnifico film anche in senso squisitamente cinematografico - (...) [è] ancora in attesa, da noi per certo, probabilmente pure altrove, di un distributore. Perché il cinema, per esser fatto ma anche fatto vedere, ha bisogno di coraggio'.

Aishwarya Rai: Ordre des Arts et des Lettres

Il primo novembre 2012 Aishwarya Rai ha compiuto 39 anni. La diva ha festeggiato l'occasione ritirando una prestigiosa onorificenza conferitale dalla Francia, l'Ordre des Arts et des Lettres. Ash, accompagnata da Abhishek Bachchan, da Amitabh Bachchan, dalla madre e dalla piccola Aaradhya, ha tagliato la torta presso il consolato francese a Mumbai. La star indiana è, ad oggi, la personalità più giovane a cui sia stata assegnata l'onorificenza di cavaliere. Shah Rukh Khan è ufficiale del medesimo ordine (2007), mentre Big B ha conquistato il titolo più alto, la Légion d'honneur (2007, cavaliere). Video Moviez Adda. 

Shah Rukh Khan: My wife doesn’t think I am a good actor

Il 2 novembre 2012 Shah Rukh Khan ha compiuto 47 anni. Come sempre in queste occasioni, i media indiani hanno offerto centinaia di tributi dedicati al divo. Vi segnalo un revival davvero gradito: il 31 ottobre 2012 Filmfare ha riproposto la prima intervista concessa al periodico da un giovanissimo SRK (parliamo degli inizi degli anni novanta). My wife doesn’t think I am a good actor: Shah Rukh Khan, Meera Joshi:

'How does it feel that your first film Deewana is a hit?
I'm glad the film has done so well. I feel happy for the producer, the director. A hit is a good for the industry as well. But I don’t think I’ve contributed in any way to its success. My performance was awful - loud, vulgar and uncontrolled. I overacted terribly and I take full responsibility for it. But that’s what happens when you work without a graph. I didn’t even have the script with me. I was to start shooting for the film much later but then some of my other schedules got cancelled and I allotted my dates to this film. I am my worst critic and when I saw myself on the screen I was appalled. Isn’t it amazing that that people have liked me in the film? Perhaps that’s because I am a fresh face. It’s not a performance I’d care to repeat or remember. (...) I wish people could say that 'the film's music is good but Shah Rukh is better.' But in Deewana the music scored over everything. (...) The producer has spent so much money on my clothes, my make up, my conveyance, my meals in addition to paying me a fat sum, so it’s only fair that I should've contributed my best to the film. I don’t want to be successful because of my film; the film should do well because of me. (...)
Have you signed a great many new films?
After Deewana I had taken on five more films which are now complete. (...) That’s going to be my strategy. Four to five films a year which will leave me with enough time to do an occasional offbeat film. If the role is good, I’m always interested.
Why did you turn down the sequel to Fauji? (...)
Because I didn’t want to repeat myself. Though (...) the character I play had become quite popular, I wasn’t convinced about the sequel. I’m sure my fans wouldn’t want to see me doing the same thing again.
Does this mean you won’t be doing any more serials?
I am doing Mani Kaul's telefilm Idiot (...) in which I play a negative role. If the role is interesting, I’ll definitely do even a serial. When Fauji began I was nobody, six and a half hours on television and I became a superstar. Today what little success I’ve seen is because of television. (...) 
For a newcomer you appear extra confident. What makes you so sure of yourself?
My talent. Some actors get on by their looks and their physique, some bank on their voice; my asset is my spontaneity, my ability to do a variety of roles. If in one film I play a man on the brink of insanity, in another, I’m someone's kid brother. I work hard on every role - my expressions, my look and my mannerisms. This has at times landed me in trouble too, with producers and directors. They want me to enact the role in a particular way but my argument is that since they've signed me because they think I'm a good actor, they should just let me do things my way. Just because I'm playing a romantic hero doesn’t mean that I have to follow a set pattern. I may have just one release to my credit, but I'm not new to the camera, I know how to act, so let me act my way.
In most of your films you're pitted against a veteran. (...) Doesn’t this put you at a disadvantage?
Why should it? I don’t think any actor or actress is better than I am. No one honestly feels that another guy is better than he. If anyone denies this, he is lying. If you are good, you shouldn’t have any problem even if you have 35 stars opposite you, but if you don’t have the talent, you'd be lost even in a solo manner. I deliberately chose to match skills with these talented actors because I was sure I’d be noticed. If I am not, I’ll admit I made a mistake. (Shrugs) Everyone makes mistakes.
Is there any film you are particularly excited about?
Nothing really. How interesting can a role in a Hindi film be? I am trying to do five different roles in a year but next year they may not look all that different. I am trying to develop the character I play, make them individuals that audience can identify with. (...) The offers had been pouring in and had I wanted I could have signed 25 films by now. But why should I work with producers that only come to me because I’ve had a hit? For them I am like a racehorse - they'll back me only so long as I am on a winning streak. One flop and they'll stay away. I will only work with those people who have faith in my talent, who believe that I am one of the finest actors in the country.
Who would you say is your closest rival?
Well, there's Aamir Khan, I can’t call him competition, he is a far better actor. If there's a superb actor in a country today it’s Aamir. I’ve heard that he wants to retire after 30 and turn director. I plan to quit at 30 too.
Do you also want to direct?
I don’t know anything about direction. But I just might try my hand at it. Basically I am a very lazy man. Even now I can’t handle more than five films a year. I want to slog for another three or four years and then sit back and take it easy. If I still get good roles, I might do one film a year. Otherwise I’ll stop altogether and do theatre or something else connected with films.
That explains your attitude towards the press. While other newcomers hanker after publicity, you've banned all film magazines and even shun photo sessions?
I didn’t want to talk to any film magazine till my film was released. I wanted journalists to approach me only after seeing my work. Also, I was put off by certain journalists who are so pompous they believe they can make or break a star. If publicity is everything, all those actors who give fantastic interviews would be superstars. But no, Mr. Bachchan, who the press shunned for years, is still the reigning no.1. There’s no substitute for good work. Interviews and magazine covers don’t make you a good actor. Does taking off your clothes for photographs prove your virility? Are you a macho hero only if you pose for magazine covers with five girls clinging to you? If other want to do it they are welcome, I’ll stick to my work and keep my private life as private as possible'.