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9 gennaio 2020

Autori vari: Avatar - Fantascienza indiana

Notizia favolosa. Future Fiction pubblica Avatar - Fantascienza indiana, un'antologia di nove racconti scritti da autori vari. Nel comunicato stampa si legge: 
'India, futuro prossimo: questi nove racconti, come fili protesi verso il domani, esplorano il variegato arazzo della narrativa di speculazione indiana, toccando temi come l’avvento della biopolitica, i collegamenti tra i nuovi (social) media e il linguaggio, l’ascesa inesorabile di Big Data e algoritmi, la diffusione delle stampanti 3D, il riscorso sempre maggiore a protesi e potenziamento umano, senza tralasciare i rischi connessi all’uso delle biotecnologie e della sorveglianza informatica, per finire con i dilemmi filosofici posti all’immortalità dalla presenza degli avatar virtuali e l’emergenza climatica nell’era dell’Antropocene. Per provare a comprendere le questioni più impellenti dei nostri tempi dobbiamo rivolgere lo sguardo al futuro'.

La lista dei racconti:
L’uomo senza quintessenza (The Man Without Quintessence) di Anil Menon
Microbiota e le masse: una storia d’amore (Microbiota and the Masses: A Love Story) di S.B. Divya
Comunitario (Communal) di Shikhandin
La rete di Indra (Indra's Web) di Vandana Singh
Sostituzione (Replacement) di Rimi B. Chatterjee
Upgrade di Manjula Padmanabhan
Madre (Mother) di Shovon Chowdhury
Messo in pausa (Paused) di Priya Sarukkai Chabria
La via della seta (The Silk Route) di Giti Chandra.

Vi segnalo l'articolo Avatar: la fantascienza indiana sbarca in Italia, di Pietro Ballio, pubblicato oggi da Fantascienza.com:

'In un dettagliato resoconto, il dr. Srinarahari, segretario generale dell’Indian Association for Science Fiction Studies di Bangalore, in India, spiega che la fantascienza, in questo paese, viene generalmente associata allo studio dell’impatto della scienza e della tecnologia sull’esistenza umana. Si tratta di una letteratura di rottura portata alla luce dalla creazione di avveniristici dispositivi tecnologici e di rivoluzionarie scoperte scientifiche. Un altro elemento chiave della science fiction made in India, precisa Srinarahari, è l’associazione della stessa a una serie di temi mitici, come lo spazio, il tempo, il viaggio verso terre lontane e i tentativi di prolungare la vita umana. Le origini di quella che può essere definita proto-fantascienza indiana possono essere rintracciate nella grande poesia ed epica indù: i Purana, il Ramayana e il Mahabharata, sono i testi più citati dagli studiosi come prodromi di questo genere letterario. La descrizione dei Pushpaka Vimana che trasportavano le persone in qualsiasi mondo in una frazione di secondo, la trasmissione in tempo reale di eventi bellici mediante futuristici device telepatici, i più disparati metodi per restituire la giovinezza e prolungare la durata della vita, sono ampiamente e vividamente descritti dagli antichi autori indiani.
La data di nascita della science fiction indiana contemporanea viene usualmente fatta risalire al 1897 con la pubblicazione di Palatak Toofan (La tempesta fuggita), la singolare storia di un mare burrascoso placato da una comune goccia d’olio che potrebbe aver dato impulso alla successiva diffusione della teoria, fisico matematica, del caos. Già in precedenza, tra il 1884 e il 1888, era comparso sulla rivista Peeyush Pravah, il romanzo a puntate Aschary Vrittant (Lo strano racconto). Probabilmente influenzato dagli avventurosi romanzi di Jules Verne, l’autore Ambika Dutt Vyas narra l’affascinante viaggio di Gopinath sotto la superficie terrestre.
In realtà il fenomeno letterario fantascientifico indiano è piuttosto diversificato e si ramifica nelle numerose lingue parlate nel subcontinente e non solo. Si avrà, quindi, una science fiction in hindi, una in tamil, un’altra in bengalese, un’altra ancora in telugu e così via. Negli ultimi anni sta riscuotendo un ottimo successo internazionale la fantascienza scritta, in inglese, da autori di origine o nazionalità indiana, ma residenti all’estero, tanto che alcuni critici autoctoni si stanno domandando se, in questi casi, si possa ancora parlare di science fiction made in India.
La casa editrice Future Fiction, che si prefigge la missione di conservare la biodiversità narrativa del futuro a livello globale, presenta una nuova antologia di fantascienza contemporanea indiana. Una serie notevole di racconti degli autori più promettenti, alcuni dei quali già presenti nel suo catalogo. Tra i titoli disponibili, Entaglement di Vandana Sigh, una climate fiction che unisce all’accuratezza scientifica la narrativa postcoloniale di fantascienza e Runtime di S.B. Divya, finalista al premio Nebula 2016, la storia di un folle futuro cibernetico, né utopia né distopia, dove ricchi cercatori di brividi si sfidano sulle montagne della Sierra Nevada. Tarun K. Saint, che con Francesco Verso ha curato la raccolta, qualche mese orsono ha dato alle stampe, per l’editore Gollancz/Hachette India e con la prefazione di Manjula Padmanabhan, un florilegio di racconti in lingua inglese, The Gollancz Book of South Asian Science Fiction, che riunisce alcune delle menti più creative della letteratura indiana contemporanea ed offre nuove prospettive sul nostro mondo iperglobalizzato, alienante e paranoico, in cui l’umanità e l’amore possono ancora trionfare.
In Avatar: antologia di fantascienza contemporanea indiana è presente una selezione dei migliori testi del genere, sia di scrittori affermati che emergenti, i quali esaminano i problemi urgenti del nostro tempo, dall’informatica alla tecnocultura, dalla biopolitica alla biotecnologia. In questa raccolta, perciò, non verranno trattati i temi classici della fantascienza come il viaggio nel tempo o la colonizzazione dello spazio, ma argomenti di estrema attualità che ci spingeranno a riflettere sul nostro futuro prossimo e sulle responsabilità dell’uomo verso i suoi simili e nei confronti del pianeta che abita'.



21 aprile 2013

Hindi pulp fiction

Vi segnalo un favoloso articolo dedicato alla paraletteratura in lingua hindi (e urdu), in particolare di genere poliziesco e di spionaggio: A peek into the noir world of Hindi pulp fiction, di Aasheesh Sharma, pubblicato da Brunch il 7 aprile 2013. Scopriamo i nomi di punta:

* Amit Khan, classe 1972, più di cento titoli all'attivo. Il suo eroe più amato: Karan Saxena, agente dei servizi segreti.
* Ved Prakash Sharma, classe 1955, più di 150 titoli all'attivo. La sua eroina più amata: Vibha Jindal, ricca ereditiera e detective. Il suo maggior successo: Vardi Wala Gunda, che agli inizi degli anni novanta vendette più di un milione e mezzo di copie. Dai romanzi Lallu e Suhag Se Bada sono stati tratti i film Sabse Bada Khiladi e International Khiladi interpretati da Akshay Kumar.
* Surender Mohan Pathak, classe 1940, più di 250 titoli all'attivo. Il suo eroe più amato: Surender Singh Sohal alias Vimal, un audace ladro. Adorato da Anurag Kashyap, è il primo autore pulp hindi tradotto in inglese. Nel 2010 Time lo qualificò a pulp fiction master.
* Veena Sharma, più di 500 titoli all'attivo. La sua eroina più amata: Reema Bharti, una sorta di Mata Hari indiana.
* Ibn-e-Safi (1928-1980). Il suo eroe più amato: il colonnello Faridi alias colonnello Vinod, affascinante, solitario e spericolato. Safi è apprezzato da Javed Akhtar, e fu giudicato l'unico giallista asiatico davvero originale da Agatha Christie. 

Negli anni sessanta del secolo scorso, le case editrici di Allahabad attirarono gli scrittori più promettenti del periodo: Rajhans, Ibn-e-Safi, Gulshan Nanda e Ved Prakash Kamboj. Negli anni settanta, alcuni romanzi di Nanda ispirarono pellicole quali Kati Patang, Khilona e Daag. A partire dagli anni settanta, Meerut ha sostituito Allahabad, ed è oggi il centro di pubblicazione di questo genere di paraletteratura. Da qualche decennio si registra un decremento costante nei profitti, ma il mercato comunque regge grazie anche al prezzo contenuto dei volumi, che vengono venduti principalmente nelle stazioni ferroviarie e degli autobus. 

Aggiornamento dell'11 agosto 2022: Ved Prakash Sharma è purtroppo deceduto nel 2017.
 
Amit Khan
 
Surender Mohan Pathak
 
Vardi Wala Gunda

Lallu

9 maggio 2012

The secret to writing a bestseller in India

Vi segnalo l'articolo The secret to writing a bestseller in India, di Mukti Jain Campion, pubblicato oggi nel sito della BBC. L'India è il terzo mercato al mondo per l'editoria in lingua inglese, dopo gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma gli osservatori ritengono che scalzerà presto gli avversari per posizionarsi trionfalmente in vetta. La classe media indiana si espande a vista d'occhio, e l'inglese è ormai la sua lingua ufficiale. Molteplici case editrici straniere stanno dunque inaugurando filiali nel subcontinente, ma devono tener conto della peculiarità demografica del Paese: un terzo della popolazione è sotto i trent'anni. Cosa legge la gioventù urbana indiana? Jeffrey Archer è lo scrittore straniero più apprezzato, tanto che i suoi nuovi lavori vengono pubblicati prima in India che altrove, e le sue visite nel subcontinente sono un successo clamoroso. L'autore indiano più venduto è Chetan Bhagat, i cui romanzi sono scritti in un inglese facilmente accessibile, a differenza della lingua aulica adottata da Salman Rushdie o da Arundhati Roy, nomi celebri all'estero ma poco commerciabili nel loro Paese d'origine. Di seguito riporto l'articolo:

'The Indian market for English books is booming. Third only to the USA and Britain, it's set to become the biggest in the world as India's middle class continues to expand rapidly over the next 10 years. Keen to get a piece of the action, international publishers are flocking to set up offices in India, while many canny Indian publishers have already been reaping big rewards from backing emerging homegrown talent. India has a demographic profile very different to the US or Britain, with more than a third of its population under 30. With literacy on the rise and a fiercely competitive education and work environment, English has become established as the language of the new middle class. Book sales are demonstrating that these young urban Indians, with more disposable income than ever before, are hungry for books that will develop their English and help them to succeed on college campuses and in the globalised offices of corporate India.
So what are Indians reading? It used to be Agatha Christie and P.G. Wodehouse, but no longer. 
Jeffrey Archer is the most successful foreign author in India. He now launches his books in India before anywhere else and his book-signing tours are big crowd-pullers. He puts his success down to the nature of his protagonists. "The Indian race is an aspiring race, and my books so often are about someone coming from nowhere and achieving something, which is what every Indian believes will happen to them - and that's a wonderful thing."
Business books, self-help books and books about India written by Indians are all selling well.
But the biggest growth has been in commercial fiction, led by a banker turned author called Chetan Bhagat whose books have become a publishing phenomenon. His first novel, Five Point Someone, published in 2004, was a laddish tale of student antics and young love set on a college campus. It became a huge bestseller, opening up a previously untapped mass market of young readers. His subsequent books have also all been fantastically successful, turning him into a nationwide celebrity. Bhagat ascribes his success to being able to catch the zeitgeist: "India is seeing a lot of change in terms of economic development and change in values and each of my five stories has connected with the youth audience in a way that other books have not. That's why they continue to patronise me and be my fans." His books are often criticised for dumbing down but it is the very accessibility of his language that attracts readers for whom English may be their second or even third language and who may previously have never bought an English book.
While Indian authors like Salman Rushdie and Arundhati Roy have won great international acclaim, their style of literary fiction is largely inaccessible to the majority of Indian readers. Today there are many hundreds of Indian authors trying to emulate Bhagat's success, writing in simpler language, devising fast-paced narratives with plenty of humour and, most importantly, a finger on the pulse of modern urban Indian life.
Jaishree Misra is an Indian-born novelist who lived in Britain for more than 20 years, where her first novel Ancient Promises was published. She has now switched to writing commercial fiction and moved back to live in Delhi. A three-book deal for a chick-lit series beginning with Secrets and Lies was commissioned by Harper Collins in Britain but has actually won her more readers in India. The plots feature jet-setting Indian characters, glamorous foreign locations and the prose is liberally sprinkled with luxury designer names. She has been more than willing to adapt her style for Indian readers. "I am now trying to keep my language a little simpler than before. As it is in the world of commercial fiction, you have editors breathing down your neck saying: 'Don't use big words.' "I would rebel against that in the past but now I understand. I'd rather not lose these people who are buying books in hundreds of thousands."
So what else does it take to write an Indian bestseller? Kapish Mehra of Rupa [casa editrice indiana], who first published Chetan Bhagat, has these words of advice. "There is no formula. You have to keep on looking for what the reader is expecting. Is there a certain sort of aspiration that today's youth have that is not being fulfilled? You have to constantly engage in dialogue with your target market, to speak to the reader in the language they want to be spoken to." And he is optimistic that, for those who can crack it, the rewards will prove worthwhile. "Today we have three generations of English-speaking Indians, and that will continue to grow. With every new generation we are obviously creating a bigger market".'