28 gennaio 2012

S.L. Bhyrappa: Parva - Recensione di Aravind Adiga

Hindustan Times inaugura una nuova rubrica nella sezione letteraria: alcuni noti autori indiani in lingua inglese recensiranno un'opera (altrui) redatta nella loro lingua madre. Si parte con Aravind Adiga che presenta Parva (1979) di S.L. Bhyrappa, in lingua kannada, una sorta di rivisitazione in prosa del leggendario Mahābhārata.
An epic without heroes, Aravind Adiga, 27 gennaio 2012, Hindustan Times:
'Parva (...) is probably the most successful attempt made to tell the story of the Mahābhārata in the form of a novel. It is a book without gods or heroes; anthropology and psychology shape its events. (...) Bhyrappa’s Pandavas are not semi-divine heroes, but middle-aged men slowed by regret for their wasted lives. (...) Six-hundred and nineteen pages (in the Kannada original text) of such vivid detail: paragraphs that run on for pages without a break. Parva is a psychological epic, darkened by Freudian awareness. The novel moves from one interior monologue to another, getting into the minds of men and women paralysed by subconscious needs. (...) Some portraits are tragic; others are the stuff of black comedy. (...) The Pandavas win, but win nothing: their children are dead, their kingdom is ruined. Parva ends in a rhapsodic, nine-page long block of prose. Fires burn in a forest, it rains in the city, a horde of women raped during the war come to the Pandavas to ask who will look after their illegitimate children; the new king does not know how to answer. The world of the Mahābhārata is being destroyed, and if hope for renewal exists, it does so only ambiguously. Bhyrappa is a polarising figure in Karnataka. In recent years, he has been accused of Hindutva sympathies. His pronouncements on Muslim rulers and Christian missionaries have alienated many of his admirers and contributed to his obscurity outside his home state. (Little of his work has been translated into English.) Back in 1979, however, this gifted novelist’s reverence for his cultural inheritance was balanced by his ambition to modernise it. Thirty-three years after its publication, Parva dazzles: its strangeness seems fresh, and its originality permanent'.

Il ballo indiano delle hostess finlandesi

Vi segnalo l'articolo Il ballo indiano delle hostess finlandesi, di Emanuela Di Pasqua, pubblicato ieri dal Corriere della Sera: 'Immaginate di prendere un volo intercontinentale e che, improvvisamente, poco prima del decollo, tutto il personale si scateni in una danza appassionata per due minuti e trenta. (...) Le note sono quelle di Deewangi Deewangi, della pellicola di Bollywood Om Shanti Om, diretta da Farah Khan. Il volo sta partendo da Helsinki e la meta è Nuova Delhi. È il 26 gennaio, anniversario della Repubblica indiana. Tutto inizia con le congratulazioni più sentite da parte della Finnair, la compagnia aerea finlandese, che celebra questa data cruciale ed esorta i passeggeri a bordo del volo AY021 a battere le mani. (...) A quel punto il ritmo bollywoodiano galoppa e lo staff disinvoltamente inizia ad accennare i tipici movimenti che scandiscono i balli indiani. C’è tutto il personale, tante hostess bionde dal fascino tipicamente nordico che seguono la musica e persino un pilota. Pare che l’idea sia stata dell’hostess Helena Kaartinen, che ha curato la coreografia del balletto e postato il video su YouTube. Ora il filmato è diventato virale e vanta già 540.331 visualizzazioni. Ma è in crescita vorticosa, mentre i commenti che si susseguono sono tutti di grande apprezzamento per la Finlandia e ancor più per le bionde hostess. (...) La maggior parte degli imbarcati sembrava divertita e sicuramente stupita. Ma c’era anche qualcuno molto serio, forse preoccupato dalla sorpresa e dall’umore decisamente pazzerello del personale'.

Indian Highway

Domani chiude la mostra Indian Highway, allestita al MAXXI di Roma dal 22 settembre 2011. Nel sito del MAXXI si legge: 
'Indian Highway è una rassegna collettiva itinerante che presenta, attraverso una vasta scelta di opere, il panorama complessivo della scena artistica indiana contemporanea. Esposta per la prima volta alla Serpentine Gallery di Londra nel 2009, Indian Highway ha toccato prestigiose sedi internazionali fino ad arrivare al MAXXI, per concludersi a Nuova Delhi nel 2013. In ogni tappa, la mostra assume una sua particolare fisionomia, con opere pensate ed esposte appositamente per l’occasione. La mostra al MAXXI rappresenta quindi un’emozionante e attesa opportunità per conoscere l’innovativa ricerca artistica indiana e costituisce il primo approfondimento affrontato da un museo italiano sull’arte di questo affascinante paese. Con 30 artisti, 60 opere, tra cui 4 installazioni site specific pensate per il MAXXI, e una serie di lavori qui esposti per la prima volta nella loro monumentalità, l’esposizione propone un’ampia rappresentazione del panorama creativo di una tra le maggiori regioni asiatiche e riflette gli sviluppi economici, sociali e culturali dell’ultimo ventennio. Partendo dal significato dell’autostrada come elemento di connessione tra i flussi migratori che si spostano dalla periferia alla città, Indian Highway racconta lo sviluppo tecnologico, il boom economico, la crescente centralità mondiale che il subcontinente riveste dal punto di vista artistico a partire dagli anni Novanta. La mostra può essere idealmente divisa in tre macroaree:
Identità e Storie dell’India: indaga temi politici, sociali, religiosi come la guerra tra India e Pakistan, le lotte religiose, la labilità dei confini nazionali. Tra le opere esposte: il grande dipinto di Fida Husain (recentemente scomparso, protagonista della scena indiana per oltre 70 anni, cui è dedicata l’intera mostra) fa riferimento agli attacchi terroristici a Mumbai del novembre 2008; il video The Lighting Testomonies di Amar Kanwar racconta, attraverso le testimonianze di donne violentate, la guerra tra India e Pakistan; il video I Love My India di Tejal Shah affronta la repressione dei musulmani in Gujarat nel 2002 mentre quello di Shilpa Gupta, 100 Hand Drawn Maps of India, riflette il senso di insicurezza e instabilità dei confini nazionali.
Metropoli Deflagranti: sui temi dell’espansione e del caos urbano, dell’abbandono delle periferie. Simbolo della mostra, l’installazione wallpaper Dream Villa 11 di Dayanita Singh, quasi un’insegna luminosa ripetuta per 80 metri nel corridoio vetrato al primo piano, visibile dalla piazza: riproduce una metropoli contemporanea dall’alto, avvolta in una luce blu, con le grandi highway come fiumi di fuoco. Tra le opere esposte: la scultura Transit di Valay Shende, il grande camion in tondini di alluminio, che contrasta con Autosuarus Tripous, lo scheletro di un tradizionale risciò in ossa di resina di Jitish Kallat, mentre l’installazione di Subodh Gupta lunga 27 metri con pentole e stoviglie allude al pranzo degli operai.
Tradizione Contemporanea: esplora la rielaborazione di antiche forme espressive della cultura indiana, come la miniatura, la ceramica, la pittura a inchiostro. Le installazioni site specific Strands di N. S. Harsha e di Hemali Bhuta ne sono esempio, come anche le grandi tavole smaltate di Nalini Malani che alludono ai racconti mitici'.