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10 novembre 2021

Amitav Ghosh: Jungle Nama

È in distribuzione in libreria Jungle Nama. Il racconto della giungla, il nuovo lavoro di Amitav Ghosh pubblicato da Neri Pozza Editore. Nei prossimi giorni lo scrittore sarà in Italia. Di seguito le date:
- 15 novembre, Roma, inaugurazione dell'anno accademico dell'Istituto Europeo di Design, lectio magistralis What do we miss when we speak of sustainability?
- 15 novembre, Roma, teatro Piccolo Eliseo;
- 16 novembre, Roma, evento Green&Blue Open Summit (aggiornamento del 17 novembre 2021: video de La Repubblica);
- 16 novembre programma Fahrenheit, Rai Radio 3;
- 18 novembre, Mestre, museo M9;
- 19 novembre, Torino, Circolo dei lettori;
- 20 novembre, Milano, Castello Sforzesco, evento BookCity.
 
Aggiornamento del 21 novembre 2021 - BookCity, Amitav Ghosh presenta la sua favola ambientalista: "I cambiamenti climatici sono una violenza", Annarita Briganti, La Repubblica: '"La cosa sconvolgente dell'avidità è che un tempo era considerata negativamente, ma da un certo punto in poi è diventata un 'valore'. Il sistema la glorifica, le élite al potere in tutto il mondo la pensano così. (...) Non si può più nascondere la realtà: i cambiamenti climatici sono una guerra, una violenza. Chi è tra i meno fortunati subisce perdite e deve affrontare situazioni difficili, come in una guerra. Una emergenza che non risale, come dicono gli esperti, alla rivoluzione industriale, ma bisogna andare ancora più indietro, fino al XVII secolo, al colonialismo, alla violenza coloniale. (...) Non c'è solo Greta. Lei rappresenta l'idea del bambino redentore che viene a redimere gli adulti dai loro peccati".' 

Aggiornamento dell'11 luglio 2022: intervista video concessa da Ghosh a Rai Cultura nel novembre 2021.


BookCity 2021

22 dicembre 2017

River to River Florence Indian Film Festival 2017

Dal 7 al 12 dicembre 2017 si è svolta la 17ma edizione del River to River Florence Indian Film Festival. Fra i titoli in cartellone segnalo Newton, Omertà e Shab. Hansal Mehta e Onir hanno partecipato alla manifestazione. Replica parziale a Milano, allo Spazio Oberdan, dal 2 al 4 febbraio 2018. Vi propongo  l'intervista video concessa da Mehta ad Andrea Lattanzi, condivisa da La Repubblica lo scorso 11 dicembre.

Hansal Mehta

Onir

22 agosto 2016

Sultan in Italia

Incredibile, inconcepibile, irreale, ma vero! Lo scorso 6 luglio (e date successive), per la prima volta nella storia, una mega produzione in lingua hindi è stata proiettata in Italia, in versione originale con sottotitoli in inglese, in contemporanea con l'India! Si tratta di Sultan, l'attesissimo nuovo film interpretato da Salman Khan. La sala, il cinema Beltrade a Milano. Altre città: Bergamo e Roma.
Ed è solo l'inizio...

Effetto nostalgia all'indiana. Bollywood sbanca il Beltrade, Simona Spaventa, La Repubblica, 6 luglio 2016:
'Composti e silenziosi, noi in India saremmo definiti "spettatori di tipo A: di classe". Rarissimi laggiù, dove la gran parte rientra nella categoria C, ovvero la "mass audience", il pubblico di massa che al cinema va per urlare all'apparire dei divi, ballare al ritmo delle danze di Bollywood, fare un tifo sfrenato quando si menano le mani: insomma, far festa. Che esista perfino una classificazione degli spettatori (il tipo B sono le famiglie con bambini, per chi se lo stesse chiedendo) la dice lunga sulla popolarità del cinema nel Subcontinente, che vanta l'industria dei sogni più forte al mondo almeno per quantità di film prodotti (un migliaio all'anno), e un pubblico di un miliardo e 200 milioni di persone folle e appassionato. E dove ogni proiezione si trasforma, in sala, in uno spettacolo nello spettacolo. Un rito collettivo che mancava a due ragazzi, Joginaidu Lalam detto Jogi, 23 anni, e Uday Guntupalli, 25, a Milano per master in ingegneria e informatica al Politecnico, che hanno deciso di portare Bollywood anche qui e hanno fondato un'associazione: la Italy Indian Cinemas. Primo titolo, stasera al Beltrade in contemporanea con la première in India (in hindi con sottotitoli inglesi, repliche sabato e domenica mattina), è Sultan di Ali Abbas Zafar, blockbuster con la muscolatissima superstar Salman Khan nel ruolo di un campione di wrestling che da uno sperduto villaggio trionfa alle Olimpiadi di Londra.
«Agli indiani interessano solo due cose: il cricket e il cinema - racconta Jogi mentre il cellulare squilla per le prenotazioni (stasera è sold out) - Per lo sport si va al parco Lambro, ma per i film è complicato: dall'India non arriva nulla, e i film di Hollywood sono doppiati. E poi noi siamo abituati a un cinema di intrattenimento puro, con canzoni, danze e scene comiche, andarci il venerdì per le nuove uscite è un appuntamento fisso, lo sfogo che tutti aspettano dopo una settimana di lavoro». E che anche a Milano vorrebbero in tanti, se si pensa che in città gli indiani sono 20 mila, e poi ci sono pakistani, bengalesi, cingalesi, tutti interessati ai film di Bollywood, e a quelli di Tollywood, Kollywood, Mollywood, la vasta costellazione delle cinematografie nelle diverse lingue dell'India: «A Milano vivo da due anni, ormai mi ci sento bene. Ma mi manca qualcosa. Noi adoriamo le nostre star, mi manca la festa che si fa in sala, con coriandoli, fischietti, urli e balli. Al Politecnico siamo in 400 studenti indiani, voglio che i 200 che arriveranno a settembre si sentano già a casa, non soffrano di nostalgia come me». E se gli fai notare che lui è della generazione che i film li guarda al computer, Jogi sorride: «Ma quale computer? In India il cinema è un punto di incontro, l'occasione per stare insieme. I film bisogna guardarli in sala». La prossima "prima" sarà il 29 luglio col gangster movie in tamil Kabali col grande Rajinikanth, l'attore più pagato del Subcontinente'.

8 novembre 2015

One Way Ticket: le riprese in Italia

One Way Ticket è annunciato come il primo film in lingua marathi girato su una nave da crociera e in Europa. In effetti la troupe è attualmente in Liguria, ospite della Costa Fortuna. Sembra che le riprese nel nostro Paese siano iniziate il 3 novembre 2015 a Viterbo, e, dopo una tappa a Barcellona il 5 novembre, sia ora il turno di Savona e, dalla prossima settimana, di Genova. Alla regia Kamal Nathani e Amol Shetge. 

Aggiornamento del 14 novembre 2015: vi segnalo video e immagini delle riprese effettuate a Genova. Il 12 novembre il set è stato allestito a Marina di Sestri e al Porto Antico. Il 13 novembre all'aeroporto, agli Erzelli, in piazza de Ferrari, alla cattedrale di San Lorenzo. Alcune scene di interni sono state girate all'hotel Bristol Palace (dove soggiornava la troupe). Sembra che nella serata di ieri la troupe sia partita per Milano. Anche Roma è inclusa nella lista delle location selezionate dalla produzione.
- Video Bollywood sbarca a Genova, sul set di “One day Ticket”, Francesco Abondi, Genova24, 13 novembre 2015.
- Bollywood a De Ferrari, un film indiano racconta la Liguria, Valentina Evelli, La Repubblica, 13 novembre 2015: 'Piazza De Ferrari come un set di Bollywood. Due giorni sotto la Lanterna per la troupe indiana che sta girando il film “One way ticket”. Cinquanta, tra attori cameraman e tecnici, hanno invaso il centro con le inconfondibili musiche orientali e lo sguardo dei passanti, stupiti dall'insolita scena. Tra un ciak e l'altro occhi puntati sul protagonista del film che trova un biglietto di una crociera e parte, alla scoperta del Mediterraneo dal porto di Savona con la Costa Fortuna. Nei giorni scorsi qualche ripresa in mare aperto e sulla costa ligure prima di tornare nel capoluogo ligure. “Genova mi ha conquistato, una città meravigliosa anche le persone ci hanno accolto a braccia aperte, sorridenti e collaborative. Ero venuto un mese fa a fare un sopralluogo con la Film Commission per capire come muoverci - spiega Kamani Natal, il regista della pellicola - Stupendo il green pesto e quel pane così gustoso. Nessuno ha saputo resistere”. Ieri la troupe ha fatto tappa alla Marina di Sestri e al Porto Antico per girare alcune scene con le comparse italiane. Oggi una giornata nel centro della Superba prima di ripartire, direzione Milano'. L'articolo include una ricca galleria di immagini.

Aggiornamento del 5 ottobre 2023: trailer e video del brano Hura Hura.

Set a Savona



Set a Genova


1 settembre 2015

Bollywood e Nollywood

Lo scorso 15 luglio nelle edicole italiane era stato distribuito il dvd Bollywood e Nollywood, nell'ambito dell'opera editoriale Lezioni di cinema pubblicata da La Repubblica/L'Espresso.

Jhumpa Lahiri: In altre parole

A fine gennaio Guanda ha pubblicato il saggio In altre parole, la prima opera scritta direttamente in italiano da Jhumpa Lahiri. Dal 2011 l'autrice vive (anche) a Roma con la famiglia. Vi segnalo l'intervista concessa da Jhumpa a Fulvio Paloscia, pubblicata da La Repubblica il 5 giugno 2015. Jhumpa Lahiri, "l'italiano una scelta di libertà":

'Benvenuta nel Paese di Salvini.
L’altro giorno, a Roma, in una piazza stavano giocando a calcio. La palla mi è capitata tra i piedi, e l’ho resa a quei ragazzi, che mi hanno ringraziata con un “thank you”. Mi sono chiesta: quanto si voleva sottolineare il fatto che io sono straniera? Cosa vuole dire essere italiani? Essere bianchi? Ecco, questa è solo una sfumatura di un fenomeno preoccupante in un’Italia che mi ha dato tanto. Sono ottimista: questo Paese è in trasformazione, e troverà un equilibrio.

Il suo amore per l’Italia è nato dalla lingua, in un viaggio a Firenze.
La storia della città, le conversazioni che ascoltavo per strada, la cadenza (e il fatto che il nostro albergo fosse a pochi passi dalla casa di Dante) si sono connesse in un’ossessione. Una volta partita da Firenze, dove ero arrivata per studiare l’architettura rinascimentale, la lingua ha rappresentato per lungo tempo la città e ciò che di inspiegabile mi aveva lasciato addosso. L’aver studiato latino forse mi aveva predisposta all’italiano, però ho capito subito che questa lingua mi aspettava e attraverso di essa anche questo Paese, la sua cultura, erano ad attendermi. 

Era destino, insomma.
L’italiano dà voce al mio desiderio di libertà creativa. È una lingua che ho scelto io, una lingua del disagio visto che devo fare un notevole sforzo per parlarla e scriverla: la mia incertezza nel trovare la parola giusta tra mille tentativi è però anche sperimentazione. Certo, nello scrivere in italiano c’è anche una costrizione dettata, ad esempio, dall’attenzione continua alla costruzione grammaticale. Ma considero la costrizione una condizione propizia per la creatività. 

Lo studio dell’italiano l’ha spinta a leggere ed amare i romanzi di Elena Ferrante.
Ammiro moltissimo la scelta di non essere, perché rappresenta la libertà totale, conferisce una maschera efficace, una barriera potente. La mia scelta linguistica ha una motivazione simile, anche io nell’uso dell’italiano provo questa protezione. Uno scudo da me stessa, una sana distanza.

L’italiano ha influito sul suo scrivere in inglese?
Non lo so. Sono tre anni che utilizzo l’inglese solo per la corrispondenza privata e di lavoro. Adesso mi godo questa bolla in cui riesco a parlare, pensare, sognare in italiano. La vostra lingua è come l’ossigeno: un bisogno, un’esigenza, perché rappresenta una trasformazione. Come scrittrice e come persona.

A cosa è dovuto il rifiuto dell’inglese ?
La libertà è troppo preziosa. Tutti gli artisti prima o poi sono in fuga: io per troppo tempo ho cercato il mio punto d’origine, e nell’italiano questo punto non c’è. Percepisco uno scarto tra me ed ogni lingua della mia vita: non leggo il bengalese, l’inglese non appartiene al cento per cento ai miei genitori. Tra me e l’italiano, addirittura, c’è un abisso. Ma è stata una scelta e, come dice Pavese, anche se difficili le scelte sono sempre piacevoli, non opprimono.

Tradurrà lei In altre parole?
No, l’ho affidato ad altri. Mi sembrava di fare un passo indietro, un ritorno, ma io voglio andare avanti. Volevo che la traduzione fosse uno specchio vero del mio italiano e non una specie di italiano inesistente. Adesso ho davanti due libri che mi paiono diversissimi tra di loro.

Anche la copertina di un libro, tema di cui parlerà nella lectio magistralis [a Firenze per il Premio Gregor von Rezzori], è una traduzione, in immagini.
È una maschera. Può ingannare, può tradire, perché deve rappresentare un’opera anche metaforicamente. È stato un analogo saggio di Lalla Romano a ispirarmi questo argomento: è un tema che ha implicazioni molto profonde per uno scrittore, eppure nessuno ne parla. La copertina è la superficie del libro, ma non è superficiale. È come la pelle. È l’identità, che è il tema di tutti i miei romanzi, dove da sempre mi chiedo chi sono, come sono percepita. È struggente affrontare una copertina quando un tuo libro viene pubblicato. Rappresenta la prima lettura collettiva di ciò che hai scritto, percepisci che il libro andrà in mano a un pubblico che non conosci. E dal quale magari vorresti difenderti. 

In Italia è stata fortunata: le copertine di Guanda sono di un artista d’eccezione, Guido Scarabottolo.
Mi sono sentita rappresentata dal suo tratto semplice, suggestivo, leggero. C’è un’ambiguità che amo. Mi piacerebbe molto far parte di una collana con uno schema che si ripete. Cerco da sempre l’uniformità, l’appartenenza. Ma lo spaesamento fa parte anche del mio destino editoriale. 

Il vestito dei libri è il titolo della lectio. E spesso nei suoi libri gli abiti sono metafora della disappartenenza. Nelle pagine di In altre parole il suo amore per la lingua italiana è raccontato attraverso lo smarrimento di un golfino nero.
Nel testo che leggerò a Firenze spiego l’origine del rapporto conflittuale con le mie copertine attraverso i vestiti, che per me hanno avuto un significato ben oltre la moda. Da piccola il mio armadio era diviso in due: abiti indiani, abiti occidentali. Quando andavo a Calcutta in visita ai parenti, non mettevo vestiti occidentali perché non volevo essere considerata diversa. Ogni bambino vive la diversità dai suoi coetani come una condanna. Agognavo le divise scolastiche dei miei cugini, che davano identità e al tempo stesso ti confondevano tra mille studenti vestiti uguali. Conferivano anonimato. Già allora cercavo l’invisibilità, ma tutto invece mi rendeva “altra”. Sempre. Forse sono diventata scrittrice per sentirmi invisibile. Mentre scrivi sei solo mente, interiorità. Lì l’aspetto non c’entra'.

23 febbraio 2014

Aishwarya Rai ha compiuto 40 anni

[Archivio] Il primo novembre 2013 la donna più bella del mondo ha compiuto 40 anni. Il numero del 20 novembre 2013 di Filmfare aveva dedicato una stupenda copertina ad Aishwarya Rai. In Italia, il primo novembre La Repubblica ha offerto ai suoi lettori una ricca photo gallery: Bollywood festeggia Aishwarya: la più bella compie quarant'anni. Vi segnalo anche il video dell'incontro con la stampa organizzato il giorno stesso del suo compleanno. I prossimi 40 anni? Ash si mostra in pubblico sempre più spesso, per mondanità o per rispettare impegni professionali: fra gli altri, vi ricordo l'evento L'Oréal che si è tenuto a Mumbai nel dicembre 2013, in occasione del quale la diva ha sfoggiato un abito Dolce&Gabbana. Ma il cinema? Aishwarya ha lasciato un vuoto difficile, per le colleghe, da colmare, e quindi non vediamo l'ora di ammirarla nuovamente su grande schermo. 

Mumbai, primo novembre 2013

 



Evento L'Oréal - Mumbai, dicembre 2013


4 novembre 2013

Rape - It's your fault

Dal 19 settembre 2013, data in cui è stato caricato in YouTube, questo video è stato cliccato quasi 2.800.000 volte. Si tratta di Rape - It's your fault, filmato satirico sul tema della violenza sulle donne diretto da Ashwin Shetty. Al progetto hanno aderito Kalki Koechlin e la VJ Juhi Pande. Vi segnalo anche la versione sottotitolata in italiano condivisa da La Repubblica.

10 marzo 2013

Bollywood: dopo le violenze, l'India si interroga

Katrina Kaif
L'India non è il posto più sicuro al mondo per le donne: feticidio, discriminazione, violenza domestica, stupro, omicidio e suicidio. I divi bollywoodiani sono compatti nel condannare - almeno pubblicamente - la grave condizione femminile in India (ultima di una lunga serie: l'iniziativa lanciata proprio oggi in Twitter da Farhan Akhtar), ma di certo il modo in cui i personaggi femminili sono rappresentati sullo schermo, pur evitando sequenze scabrose, induce a riflettere. Vi propongo il video Bollywood: dopo le violenze, l'India si interroga, condiviso da La Repubblica il 10 gennaio 2013. Il filmato raccoglie le dichiarazioni di Shabana Azmi e di Chitrangada Singh. Di seguito riporto il commento: 'I balli, ammiccanti e spesso sexy, sono una caratteristica classica degli spettacoli di Bollywood, la galassia cinematografica indiana che ha un ruolo fortissimo nel determinare l'immaginario collettivo del Subcontinente. Dopo gli ultimi casi di stupro e la conseguente protesta per i diritti delle donne, anche l'iconografia pop in salsa hindi, e in particolare le scene di ballo che poco hanno a che fare con le trame, sono sotto accusa: potrebbe fomentare le derive machiste e violente'.

4 novembre 2012

Emraan Hashmi signs Danis Tanović's next, Anurag Kashyap to co-produce

Da qualche giorno in India circola una notizia entusiasmante: Emraan Hashmi è stato scritturato da Danis Tanović per il suo prossimo lavoro. Vi segnalo l'articolo Emraan Hashmi signs Danis Tanović’s next, Anurag Kashyap to co-produce, di Prashant Singh, pubblicato da Hindustan Times il primo novembre 2012: 'Anurag [Kashyap], who is responsible for picking Emraan, says, “Kalki [Koechlin] told me how sincere and focused he was during Shanghai. (...) When I saw Shanghai, I loved him, after which I pitched a script to him. He said no, but explained why. I saw in him a person who had no delusions about himself. He knew what he wanted to do.” So, when Anurag got the Bosnian writer-director’s script, he approached Emraan again. “When I read the script, I strongly felt Emraan should do it. But the west doesn’t know him. We also didn’t know whether he would agree. But he said yes. Then we pitched him to Danis, who came to India and met him. Now we’re on,” adds Anurag. Vi ricordo che No man's land, diretto da Tanović, nel 2002 strappò a Lagaan l'Oscar per il miglior film straniero.
Aggiornamento del 27 luglio 2022: la pellicola in questione è Tigers, proiettata in prima mondiale al Toronto International Film Festival 2014. Nel cast anche Adil Hussain. Tigers non ha mai beneficiato di una regolare distribuzione nelle sale, sembra a causa dell'argomento trattato: la storia si ispira allo scandalo che coinvolse la Nestlé negli anni settanta del secolo scorso, scandalo riguardante la commercializzazione di latte in polvere nei Paesi economicamente disagiati. Nel 2018 è stato diffuso in streaming. Trailer. In Italia è stato proiettato al Trieste Film Festival 2015. Vi segnalo l'articolo Danis Tanović contro Big Pharma e Nestlé nel suo thriller etico "Tigers", di Paolo Russo, pubblicato da La Repubblica il 6 marzo 2015:

'[Danis Tanović] “Finché a Venezia incontrai Anurag Kashyap (...) e quando gli dissi della sceneggiatura (...) che però nessuno era tanto folle da produrre, lui mi indicò Guneet Monga (...) dicendo ‘se c’è una così pazza da farlo è lei’. E così ce l’abbiamo fatta”. 
Emraan Hashmi, da Bollywood all’impegno
Ne è venuta fuori una produzione anglo-franco-bosniaco-indiana di tutto rispetto. Girata in India, Germania e Inghilterra. (...) Ed ecco (...) la bella perché autentica colonna sonora di Pritam, (...) e la presenza nell’ottimo cast di Emraan Hashmi, giovane idolo di Bollywood al debutto in un ruolo impegnato, che ha saputo virare ottimamente il suo charme di “serial kisser”, così lo chiamano a casa, nelle facce ora grintose ora disperate, speranzose o distrutte di Ayan [il protagonista]. (...) Una storia complessa per un film altrettanto complesso, che nella sua struttura a scatole cinesi ne contiene altre mille. Una tragedia immane che Tanović accosta assai bene, però privilegiandola, alle vicende personali dei tanti personaggi coinvolti a partire da Ayan. (...) Del quale il film rivela la pur temporanea adesione alla militare aggressività di certa cultura aziendale in nome del proprio riscatto economico, il suo terrestre vacillare davanti alla mazzetta Nestlé, facendone così un uomo fallibile, salvato però da una solida, laica pietas, e non l’eroe che ci si poteva aspettare. E come resistere alla dolcezza della sua arcaica, adorabile famiglia che vede sempre uniti, a dispetto della tremenda situazione, il vecchio padre saggio, testardo e di solida, tenera umanità, la madre gioiosa e inesauribile, la giovane moglie, bella quanto coraggiosa e incorruttibile.
Un avvincente thriller etico 
Scritto con sagacia, girato per lo più in piani medi e americani, spesso addosso ai protagonisti, alternando inquadrature di gran pregio (su tutte la sequenza del matrimonio di Ayan) (...) ad altre anonime, brutali, montato con esemplari cambi di ritmo, capace di dare ugual profondità ai cattivi come ai buoni, Tigers è un avvincente thriller etico. Un documentario in noir nel quale investigazione e ricerca del colpevole scandiscono le tappe dell’estenuante catarsi di Ayan, (...) piccolo uomo con poche chance, della condanna senz’appello dei potenti occidentali e dei loro sicari pakistani. Addestrati, come si vede nel film, da un molto americano manager-marine ad aggredire mercato e concorrenti ruggendo come le tigri del titolo. Mostra, il film, con fermezza che basta a se stessa, la palude di corruzione e speculazione che della sciagura di tanti piccoli innocenti continua a fare la fortuna dei già fantascientifici bilanci di Big Pharma. (...) Malgrado i successi di critica, Tigers - vale ripeterlo: un magnifico film anche in senso squisitamente cinematografico - (...) [è] ancora in attesa, da noi per certo, probabilmente pure altrove, di un distributore. Perché il cinema, per esser fatto ma anche fatto vedere, ha bisogno di coraggio'.

10 maggio 2012

Salone Internazionale del Libro 2012

L'edizione 2012 del Salone Internazionale del Libro si svolge a Torino dal 10 al 14 maggio. Amitav Ghosh è fra gli ospiti attesi alla manifestazione.
Aggiornamenti del 14 maggio 2012 - Vi segnalo il testo redatto da Ghosh dedicato al fenomeno dei blog, tradotto da Anna Nadotti e pubblicato ieri da La Repubblica. Di seguito un estratto:

'Il blogging cominciò a interessarmi solo quando aveva cessato di essere la cosa più nuova e incandescente. Fino a quel momento le sue potenzialità erano oscurate dalla tempestività che da esso si esigeva. Tutti i blog si occupavano del Qui-e-Ora. (...) Il formato sembrava voler mimare una concezione del "mondo reale" in cui i fatti e i sentimenti rotolano oltre lo spettatore come i detriti disordinati di un fiume in piena. (...) Il "look" costituiva la prova grafica di urgenza e autenticità. I post spesso erano concepiti per essere letti come dichiarazioni, o testimonianze, e le loro parole dovevano apparire come uscite di getto, sotto la spinta del tempo, di una profonda emozione, o di qualche incontenibile stimolo esterno. Ma quei giorni ormai sono lontani. Oggi la funzione di testimoniare e fornire aggiornamenti in tempo reale è stata assunta dalle reti sociali e dagli sms. (...) I blog non possono sperare di competere quanto a sveltezza e tempestività. Né possono competere con Facebook e Twitter come forum di discussione. (...) Solo dopo aver accantonato l'urgenza i blogger cominciarono a prestare più attenzione a ciò che fa del blog un particolare tipo di manufatto, un oggetto che viene forgiato con cura prima di metterlo in mostra. E proprio questo è l'aspetto più entusiasmante del blog: non la sua immediatezza, bensì il fatto che offre la possibilità di tornare a una forma più antica di rappresentazione, che permette di accostare senza soluzione di continuità parole e pittura o disegni, immagini e testo. (...) Venuta meno la pressione del Qui-e-Ora, è anche una delle poche forme virtuali ormai priva di scopi eminentemente pratici. (...) Uno degli aspetti più divertenti del blogging è che non ha bisogno di intermediari. È una forma di espressione che non richiede né ragione né ricompensa, né pubblico né causa - e come tale è quanto di più puro e piacevole si possa immaginare. (...) Nulla nel tenere un blog è sorprendente quanto il puro piacere di farlo'.

Vi segnalo infine Occupy Art!, testo pubblicato oggi da Ghosh nel suo sito, dedicato al movimento torinese dell'Arte Povera, arricchito da fotografie scattate dallo scrittore durante il suo soggiorno in Piemonte.

19 febbraio 2012

Cartoons on the Bay 2012

Cartoons on the Bay 2012 si svolgerà a Rapallo dal 22 al 25 marzo. Nel sito dell'evento si legge: 'Il Paese ospite della sedicesima edizione del Festival dell'Animazione televisiva e cross-mediale della Rai sarà come preannunciato l'India'. La Stampa scrive: 'Il Paese ospite della manifestazione è l’India, a cui sarà dedicata l’intera prima giornata di lavori con una serie di incontri a cui prenderanno parte le maggiori aziende del settore animazione, e una retrospettiva dei migliori prodotti lungometraggi e cortometraggi d’animazione degli ultimi anni'.

Aggiornamento del 4 marzo 2012 - Rapallo celebra Bollywood, La Repubblica: 'Rapallo guarda Bollywood. Lo farà ospitando l'India come paese straniero a Cartoons on the Bay, il festival della creatività e della fantasia in programma dal 22 al 25 marzo, uno tra gli appuntamenti internazionali più seguiti sull'animazione televisiva e cross mediale, realizzato dalla Rai, con il contributo della Regione Liguria, del Comune di Rapallo e di Portofino Coast. (...) La prima nazionale del film Biancaneve, con Julia Roberts e la regia di un grande indiano, Tarsem Singh: "È un esempio di come lo stile di Bollywood si stia avvicinando sempre di più a quello occidentale - sottolinea Roberto Genovesi, direttore artistico del festival - non mancano i soliti balletti bollywood, ma in un contesto americano". Insomma nel mondo globalizzato gusti e culture si avvicinano, e questo è un altro degli esempi di Bollywood che incontra Hollywood. Sempre all'India sarà dedicata la prima giornata del festival, il colosso in grado di produrre oltre mille film all'anno, con più di cinquecento canali tv, coinvolgendo investimenti con tanti zeri, tipici dei paesi in via di sviluppo: "Secondo alcuni dati - aggiunge Genovesi - l'India nel 2011 ha investito oltre 10 miliardi di dollari in prodotti cinematografici. Quest'anno a Cartoons mostreremo in anteprima europea tre lungometraggi d'animazione, realizzati in 2D, 3D e 3D stereoscopico, fatti dalla DQ Entertainment, un'azienda indiana leader, la stessa del Piccolo Principe e de Il Libro della Giungla, che da anni collabora con noi e che riceverà un Pulcinella Award".