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2 novembre 2013

Magie dell'India. Dal tempio alla corte. Capolavori d'arte indiana

Il 26 ottobre 2013, presso la Casa dei Carraresi a Treviso, è stata inaugurata la mostra Magie dell'India. Dal tempio alla corte. Capolavori d'arte indiana, in cartellone sino al 31 maggio 2014. In contemporanea, è allestita anche la mostra Fiabe dall'India, dedicata all’illustrazione per l’infanzia. Nel comunicato ufficiale si legge:

'La Mostra, (...) attraverso elementi architettonici, miniature, fotografie d’epoca, oggetti di uso rituale e quotidiano, costumi, tessuti, gioielli, accanto a statue e bassorilievi provenienti da importanti collezioni museali e private italiane, si pone l’obiettivo di  ricostruire le tappe salienti della civiltà indiana, (...) dal II millennio a.C. all’epoca dei Maharaja, (...) in un adeguato contesto scenografico che ne ricrei gli ambienti originari. Il comitato scientifico - coordinato da  Adriano Màdaro - (...) composto da Marilia Albanese, indologa d’ampia formazione e l’esperto d’arte indiana Renzo Freschi, ha studiato un particolare percorso espositivo articolato in due parti: “L’arte nell’India Classica” e  “L’india dei Maharaja”. Due poli, quello del Tempio e quello della Corte, che sfuggono al dualismo tipicamente occidentale tra sacro e profano.


La prima parte della mostra illustra alcuni temi fondamentali della cultura indiana e include  sculture e altorilievi in pietra, immagini in bronzo e oggetti rituali provenienti dall’ambito religioso, corredati da miniature di soggetto affine, coprendo un arco di tempo che va dal II millennio a.C. fino al XVII sec. La prima sala è dedicata alle religioni dell’India: Hinduismo, Buddhismo, Jainismo e Sikhismo, le quattro autoctone, e la religione dei Parsi, il Cristianesimo e l’Islam, le tre importate; seguono due sale sui miti e le grandi epopee, che raccontano le storie divine e in modo particolare il “Ramayana” e il “Mahabharata”; si continua con la sala dedicata ai rapporti tra India e Grecia, che hanno prodotto la singolare arte del Gandhara; la straordinaria ricchezza del pantheon hindu si dipana nelle cinque sale in onore degli dei dell’India: la Dea, Shiva, Vishnu e le sue incarnazioni provvidenziali sulla terra, Krishna. Le ultime tre sale del percorso si soffermano sulla rappresentazione del corpo umano, maschile e femminile, e sull’arte erotica.


Il mondo delle corti opulente e dei maharaja, sovrani ricchissimi ed eccentrici, che tanto hanno colpito l’immaginario europeo è ricostruito, nella seconda parte della mostra, attraverso i colori brillanti dei dipinti e delle miniature d’epoca e reso tangibile dai  sontuosi costumi, dagli splendidi gioielli, dalle armi raffinate e dagli oggetti preziosi, con un’ampia sezione che offre una serie di fotografie di fine Ottocento/inizi Novecento, suggestive testimonianze di un tempo che fu.


L’ultima tappa è dedicata ai rapporti fra Italia e India, le cui origini risalgono addirittura all’epoca romana. Molti furono, infatti, viaggiatori, avventurieri e ricercatori del sacro: (...) l’apostolo Tommaso, il grande Marco Polo, Niccolò Manucci, che fece fortuna come medico alla corte dei Moghul, e tanti altri passati alla storia. Tutti cercavano un’India immaginata, di volta in volta terra di favolose ricchezze e di avventure mirabolanti, fonte di saggezza e di spiritualità, luogo di vita ascetica e di raffinato erotismo. Ci fu anche chi in India non andò mai, come il veneto Emilio Salgàri, che tuttavia seppe con le pagine dei suoi romanzi affascinare intere generazioni di lettori.


Ed è proprio un viaggio entusiasmante quello che la mostra si propone di offrire ai visitatori: la leggenda di Sandokan e l’epoca favolosa dei Maharaja; il fruscio delle sete dai mille colori cangianti e lo scintillio dei gioielli; le statue delle divinità più sinuose e gli arazzi più pregiati. Presentando gli aspetti salienti e affascinanti di un Paese dalla cultura plurimillenaria, oggi alla ribalta del mondo'.











6 luglio 2013

Passaggio in India

Dal 4 luglio al 30 settembre 2013, al Museo di Storia Naturale di Firenze (Sezione di Antropologia ed Etnologia) è allestita la mostra Passaggio in India. L'evento segna la riapertura, dopo più di vent'anni, del Museo Indiano fondato nel 1886  dall'orientalista Angelo De Gubernatis. In programma anche conferenze, laboratori, spettacoli, e una rassegna cinematografica di produzioni internazionali dedicate all'India. (Grazie a M. Francesca per la segnalazione).

12 maggio 2012

Anish Kapoor e Cecil Balmond: Orbit

A Londra è stata inaugurata l'opera Orbit, torre disegnata da Anish Kapoor e da Cecil Balmond. La struttura, la più alta del Paese, è situata nell'area del Parco Olimpico. Vi segnalo l'articolo Anish Kapoor's 'awkward but beautiful' Olympic tower unveiled, Hindustan Times, 12 maggio 2012:

'British Indian artist Anish Kapoor on Saturday unveiled Britain's tallest sculpture, a twisted tangle of steel sponsored by ArcelorMittal, next to the Olympic Stadium. (...) Steel giant ArcelorMittal has contributed nearly 20 million pounds towards the project. (...) Kapoor said: "I think it is awkward. It has its elbows sticking out. In a way it refuses any singular capture. It refuses to be an emblem. It is unsettling and I think that is part of this thing of beauty". Located in Olympic Park in Stratford, east London, the tower has two observation floors, a 455-step spiral staircase, lift and restaurant. Visitors go up in the lift and walk down the staircase and take in the views and artistic tricks designed by Kapoor. Admitting that the structure would prove controversial, Kapoor said: "I think controversy is OK - it is part of the deal really. We have tried to open territory for ourselves and hopefully in so doing a whole question about what this type of tower form can be. I am sure there are other possibilities but this is the one that we thought was right". The tower, which is made from 60 per cent scrap metal, is designed by structural designer Cecil Balmond. Kapoor said: "Cecil is also a very clever man. The four people who pieced it together could do so because Cecil designed the structure in such a way that one (piece of) steel and the next piece come down in the right position and because of it you need no scaffolding".'

Se volete ammirare in un film una delle opere più note di Kapoor, il Cloud Gate di Chicago, vi consiglio il magnifico Source Code di Duncan Jones, che offre anche un cameo di Russell Peters, noto attore canadese di origine indiana.

Cloud Gate, Chicago

7 marzo 2012

Altr'Arti 2012: L'India

L'edizione 2012 di Altr'Arti, evento organizzato dalla Società Ticinese di Belle Arti, si svolge a Lugano dal 6 marzo al 21 aprile presso l'Auditorium dell'Università della Svizzera Italiana e presso il Museo delle Culture. Nel sito dell'ateneo si legge:

'Dopo il Giappone e la Cina, è ora la volta dell’India, il cui ricco e antico patrimonio iconografico si è diffuso in diverse aree del Sud-Est asiatico, subendo mutazioni anche radicali. L’Occidente non ha conosciuto la medesima interazione con l’arte dell’India come fu invece il caso della Cina e del Giappone, sebbene il complesso ideologico e spirituale indiano abbia fortemente affascinato e stimolato la cultura occidentale, in particolar modo nel corso del Novecento. I cinque interventi del ciclo hanno come obiettivo di fornire al pubblico delle chiavi di lettura per cogliere e comprendere le specificità di alcuni dei caratteri più distintivi dell’arte indiana, tra i quali spicca l’onnipresenza della figurazione - anche per le arti performative quali la danza e il teatro -, la valenza simbolica e il legame con l’ordine del divino. A chiusura del ciclo di incontri è prevista una visita guidata al patrimonio di arte indiana del Museo delle Culture. (...)

Calendario incontri:

Martedì 6 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Prologo. Il paese dell’abbondanza: l’India e le sue arti
Relatore: Giulia R.M. Bellentani, antropologa e specialista di arte e cultura dell’India, collaboratrice scientifica del Museo delle Culture.
Nei secoli, l’Occidente si è nutrito di India soprattutto attraverso i suoi testi filosofici e le sue pratiche religiose. L’arte indiana, con la sua opulenza visiva e i canoni estetici così distanti, è rimasta più ai margini, forse per la difficoltà occidentale ad armonizzare i principi meditativi delle filosofie dell’India con tale ricchezza di forme e ostentata sensualità. Comprendere le arti dell’India significa addentrarsi in un mondo in cui regnano la figurazione, il carattere simbolico e il legame indissolubile con l’ordine divino e in cui convivono un’arte colta e canonizzata, appannaggio di gruppi sociali ben definiti, e un’arte popolare e tribale, tutta da scoprire, spesso declinata al femminile.

Martedì 13 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
L’erotismo nell’arte dell’India
Relatore: Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture e professore di Antropologia dell’arte all’Università dell’Insubria (sede di Como).
In India, l'arte della rappresentazione erotica ha origini lontane e caratterizza sia la cultura alta sia quella popolare. I corpi avvinghiati scolpiti o dipinti - spesso dalle proporzioni esagerate e drammatizzate per la natura soprannaturale degli dei e delle dee - traducono in maniera concreta i valori astratti della filosofia indiana, in cui l’unione sessuale assume un profondo significato mistico di ricerca spirituale. Il carattere esplicito e lascivo della miriade di forme di rappresentazione dell’energia sessuale dell’arte indiana ne segnò la fruizione e la diffusione in Occidente, dove assumono, nel tempo, nuovi valori e significati radicalmente diversi da quelli del loro contesto di origine.

Martedì 20 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Ispirazione, realizzazione, consacrazione. Come nasce un’opera d’arte tradizionale indiana
Relatore: Gian Giuseppe Filippi, professore di Lingua e Letteratura Hindi e di Storia dell’arte dell’India e dell’Asia Centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Alla base della filosofia dell’arte indiana vi è l’idea che la manifestazione del mondo è il compimento di un’opera perfetta di cui Dio è l’artefice. La perfezione dura tuttavia solo l’istante della creazione, a cui segue la corruzione delle cose, che le rende caotiche e opache alla conoscenza. In tale contesto ideologico, l’artista è il saggio che, seguendo una speciale via di yoga, accede al mondo degli archetipi divini, riportando sulla terra le forme celesti, dandole a conoscere agli altri umani e riconsacrando il nostro mondo profanato.


Martedì 27 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
La rappresentazione del divino nell’arte tradizionale dell’India
Relatore: Cinzia Pieruccini, professore di Indologia all’Università degli Studi di Milano.
Viaggiando in India s’incontrano numerose raffigurazioni, antiche e moderne, delle divinità antropomorfe dell’induismo che da almeno duemila anni è la religiosità di gran lunga maggioritaria. Nei templi dedicati a Shiva, invece, la divinità è rappresentata da una pietra fallica, il linga, e sul territorio sono diffuse rappresentazioni di altra natura. Si tratta di diverse «tradizioni» che s’intrecciano e si nutrono a vicenda, e a cui fanno da sfondo le principali concezioni e dinamiche del pensiero religioso dell’India. Si è così generato un processo che, nei secoli, si è tradotto in una lunga serie di grandi capolavori d’arte. 

Martedì 3 aprile 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Epilogo. Tra Occidente e Cina: l’arte contemporanea in India
Relatore: Marco Meneguzzo, critico d'arte, professore di Museologia e Storia dell’Arte dell'Accademia di Belle Arti di Milano. 
Il sistema dell’arte indiano, così come il suo sistema produttivo più in generale, è l’unica realtà che possa competere con il colosso cinese. Gli sviluppi dell’arte, così come dell’economia, sono profondamente diversi nei due Paesi, ma è inevitabile che vengano messi a confronto e analizzati per via comparativa. Più articolata nelle sue espressioni, più libera da censure, l’arte indiana contemporanea appare più complessa, ma proprio per questo anche più difficile, meno immediatamente caratterizzabile. Inoltre, il sistema dell’arte indiano appare meno efficace di quello cinese, per cui è ipotizzabile uno sviluppo futuro improntato a una concorrenzialità interna ed estera che pone in secondo piano l’identità culturale e nazionale indiana, in favore dei singoli artisti e delle singole opere.

Sabato 21 aprile 2012, ore 15.00, Museo delle Culture, Heleneum, via Cortivo 26, Lugano-Castagnola
Visita guidata all’esposizione permanente del Museo delle Culture
Visita guidata da Giulia R. M. Bellentani e Francesco Paolo Campione.
A complemento del programma di conferenze, viene proposta una visita guidata all’esposizione permanente del Museo delle Culture che, oltre a soffermarsi sulle opere relative alla tradizione dei carri cerimoniali dell’India meridionale (ratha), illustrerà alcune delle influenze stilistiche e ideologiche che la civiltà indiana ha esercitato, nel tempo, sulle culture del Sud-Est asiatico, i cui manufatti arricchiscono la collezione del Museo'. 

(Grazie a Giulia Bellentani per la segnalazione).

29 gennaio 2012

Anjolie Ela Menon all'India Art Fair 2012

In occasione della quarta edizione dell'India Art Fair, in corso a Delhi dal 26 al 29 gennaio 2012, oggi Hindustan Times pubblica un'intervista concessa dall'artista Anjolie Ela Menon a Subuhi Parvez. Di seguito un estratto:
'What is the theme of your collection here? And what made you choose that?
I have been doing a whole theme called The Divine Mothers. So, I have like... Mary and Jesus, Maya and Buddha, Yashodha and Krishna etc. So, I am working on that series now. I have liked the idea of mother and child and I've often done it. But I thought I'd contextualize it this way and it'd be something different. One never knows which way one is going to move between one set of work and the other. So, this is one of that series.
I am really curious to know what goes through your mind while selecting a theme.
I don't even know what goes in my mind (she laughs). You sort of wait for an inspiration and then you start on a work then you add something to it and then in the middle of the night you might get a new idea. So it's all a mix of various things. Things that are residual in your own mind and consciousness, things that you see of the theme... may be the woman looks like somebody you are seeing very near you or the child might look like somebody you know. But the whole thing comes together in your own consciousness and subconscious.
Can you tell us something about the Mary and Jesus painting?
I have done a series before; well I think that's also true that one series also leads to another and there's no quantum jump... there's no big break from one series to the next. So I've been doing a series called the Goat People. That is because I live in Nizamuddin Basti [quartiere di Delhi] and these goats wander in and out of my studio, they eat the drawing sometimes (she laughs)... they love eating paper. So this is an extension of the goat series because in the Christian mythology, you always heard that Jesus was born in a crib... in a stable, I am not saying that it's literal but the goats continue to be in the paintings. And it is the difference in the myth being so rooted in ordinary reality like the goats, the chairs and the windows. And the angel's wing actually signifies divinity. So it's a combination of the divine and the temporal. (...)
How much emphasis is given to feminism in the field of art?
Why should it be, I mean there is didactic art, a lot people especially the youngsters... they are full of messages, full of protests. Personally, I have never done an art of protest because I don't feel... It's not that I don't have the very strong views on politics, feminism to whatever it is but I don't think that so far in India, art has been the best medium for protest. Television is obviously the best medium because it reaches those who need to be addressed. Unfortunately with much protest, we are only protesting to each other... to the believers. if there's protest you need to reach to the non-believers. And art doesn't address itself to the non-believers'.
(Nella fotografia: Anjolie Ela Menon presenta il suo dipinto Mary and Jesus all'India Art Fair 2012). 

28 gennaio 2012

Indian Highway

Domani chiude la mostra Indian Highway, allestita al MAXXI di Roma dal 22 settembre 2011. Nel sito del MAXXI si legge: 
'Indian Highway è una rassegna collettiva itinerante che presenta, attraverso una vasta scelta di opere, il panorama complessivo della scena artistica indiana contemporanea. Esposta per la prima volta alla Serpentine Gallery di Londra nel 2009, Indian Highway ha toccato prestigiose sedi internazionali fino ad arrivare al MAXXI, per concludersi a Nuova Delhi nel 2013. In ogni tappa, la mostra assume una sua particolare fisionomia, con opere pensate ed esposte appositamente per l’occasione. La mostra al MAXXI rappresenta quindi un’emozionante e attesa opportunità per conoscere l’innovativa ricerca artistica indiana e costituisce il primo approfondimento affrontato da un museo italiano sull’arte di questo affascinante paese. Con 30 artisti, 60 opere, tra cui 4 installazioni site specific pensate per il MAXXI, e una serie di lavori qui esposti per la prima volta nella loro monumentalità, l’esposizione propone un’ampia rappresentazione del panorama creativo di una tra le maggiori regioni asiatiche e riflette gli sviluppi economici, sociali e culturali dell’ultimo ventennio. Partendo dal significato dell’autostrada come elemento di connessione tra i flussi migratori che si spostano dalla periferia alla città, Indian Highway racconta lo sviluppo tecnologico, il boom economico, la crescente centralità mondiale che il subcontinente riveste dal punto di vista artistico a partire dagli anni Novanta. La mostra può essere idealmente divisa in tre macroaree:
Identità e Storie dell’India: indaga temi politici, sociali, religiosi come la guerra tra India e Pakistan, le lotte religiose, la labilità dei confini nazionali. Tra le opere esposte: il grande dipinto di Fida Husain (recentemente scomparso, protagonista della scena indiana per oltre 70 anni, cui è dedicata l’intera mostra) fa riferimento agli attacchi terroristici a Mumbai del novembre 2008; il video The Lighting Testomonies di Amar Kanwar racconta, attraverso le testimonianze di donne violentate, la guerra tra India e Pakistan; il video I Love My India di Tejal Shah affronta la repressione dei musulmani in Gujarat nel 2002 mentre quello di Shilpa Gupta, 100 Hand Drawn Maps of India, riflette il senso di insicurezza e instabilità dei confini nazionali.
Metropoli Deflagranti: sui temi dell’espansione e del caos urbano, dell’abbandono delle periferie. Simbolo della mostra, l’installazione wallpaper Dream Villa 11 di Dayanita Singh, quasi un’insegna luminosa ripetuta per 80 metri nel corridoio vetrato al primo piano, visibile dalla piazza: riproduce una metropoli contemporanea dall’alto, avvolta in una luce blu, con le grandi highway come fiumi di fuoco. Tra le opere esposte: la scultura Transit di Valay Shende, il grande camion in tondini di alluminio, che contrasta con Autosuarus Tripous, lo scheletro di un tradizionale risciò in ossa di resina di Jitish Kallat, mentre l’installazione di Subodh Gupta lunga 27 metri con pentole e stoviglie allude al pranzo degli operai.
Tradizione Contemporanea: esplora la rielaborazione di antiche forme espressive della cultura indiana, come la miniatura, la ceramica, la pittura a inchiostro. Le installazioni site specific Strands di N. S. Harsha e di Hemali Bhuta ne sono esempio, come anche le grandi tavole smaltate di Nalini Malani che alludono ai racconti mitici'.