7 marzo 2012

Corpo e sensi nella cultura indiana

Giovedì 8 marzo 2012, alle ore 17.45, presso il Centro Olistico Opale di Gallarate l'indologo Giuliano Boccali terrà una conferenza sul tema Corpo e sensi nella cultura indiana: fra distacco e passione

Chammak Challo e la Royal Air Force

La banda della Royal Air Force britannica, in tour in India su invito dell'Indian Air Force, ha stupito il pubblico locale con una versione - un po' anemica per la verità - del noto brano Chammak Challo, tratto dalla colonna sonora di Ra.One. Senza alcuna vergogna, il video è stato caricato nel canale YouTube ufficiale del Foreign, Commonwealth and Development Office.

Altr'Arti 2012: L'India

L'edizione 2012 di Altr'Arti, evento organizzato dalla Società Ticinese di Belle Arti, si svolge a Lugano dal 6 marzo al 21 aprile presso l'Auditorium dell'Università della Svizzera Italiana e presso il Museo delle Culture. Nel sito dell'ateneo si legge:

'Dopo il Giappone e la Cina, è ora la volta dell’India, il cui ricco e antico patrimonio iconografico si è diffuso in diverse aree del Sud-Est asiatico, subendo mutazioni anche radicali. L’Occidente non ha conosciuto la medesima interazione con l’arte dell’India come fu invece il caso della Cina e del Giappone, sebbene il complesso ideologico e spirituale indiano abbia fortemente affascinato e stimolato la cultura occidentale, in particolar modo nel corso del Novecento. I cinque interventi del ciclo hanno come obiettivo di fornire al pubblico delle chiavi di lettura per cogliere e comprendere le specificità di alcuni dei caratteri più distintivi dell’arte indiana, tra i quali spicca l’onnipresenza della figurazione - anche per le arti performative quali la danza e il teatro -, la valenza simbolica e il legame con l’ordine del divino. A chiusura del ciclo di incontri è prevista una visita guidata al patrimonio di arte indiana del Museo delle Culture. (...)

Calendario incontri:

Martedì 6 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Prologo. Il paese dell’abbondanza: l’India e le sue arti
Relatore: Giulia R.M. Bellentani, antropologa e specialista di arte e cultura dell’India, collaboratrice scientifica del Museo delle Culture.
Nei secoli, l’Occidente si è nutrito di India soprattutto attraverso i suoi testi filosofici e le sue pratiche religiose. L’arte indiana, con la sua opulenza visiva e i canoni estetici così distanti, è rimasta più ai margini, forse per la difficoltà occidentale ad armonizzare i principi meditativi delle filosofie dell’India con tale ricchezza di forme e ostentata sensualità. Comprendere le arti dell’India significa addentrarsi in un mondo in cui regnano la figurazione, il carattere simbolico e il legame indissolubile con l’ordine divino e in cui convivono un’arte colta e canonizzata, appannaggio di gruppi sociali ben definiti, e un’arte popolare e tribale, tutta da scoprire, spesso declinata al femminile.

Martedì 13 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
L’erotismo nell’arte dell’India
Relatore: Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture e professore di Antropologia dell’arte all’Università dell’Insubria (sede di Como).
In India, l'arte della rappresentazione erotica ha origini lontane e caratterizza sia la cultura alta sia quella popolare. I corpi avvinghiati scolpiti o dipinti - spesso dalle proporzioni esagerate e drammatizzate per la natura soprannaturale degli dei e delle dee - traducono in maniera concreta i valori astratti della filosofia indiana, in cui l’unione sessuale assume un profondo significato mistico di ricerca spirituale. Il carattere esplicito e lascivo della miriade di forme di rappresentazione dell’energia sessuale dell’arte indiana ne segnò la fruizione e la diffusione in Occidente, dove assumono, nel tempo, nuovi valori e significati radicalmente diversi da quelli del loro contesto di origine.

Martedì 20 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Ispirazione, realizzazione, consacrazione. Come nasce un’opera d’arte tradizionale indiana
Relatore: Gian Giuseppe Filippi, professore di Lingua e Letteratura Hindi e di Storia dell’arte dell’India e dell’Asia Centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Alla base della filosofia dell’arte indiana vi è l’idea che la manifestazione del mondo è il compimento di un’opera perfetta di cui Dio è l’artefice. La perfezione dura tuttavia solo l’istante della creazione, a cui segue la corruzione delle cose, che le rende caotiche e opache alla conoscenza. In tale contesto ideologico, l’artista è il saggio che, seguendo una speciale via di yoga, accede al mondo degli archetipi divini, riportando sulla terra le forme celesti, dandole a conoscere agli altri umani e riconsacrando il nostro mondo profanato.


Martedì 27 marzo 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
La rappresentazione del divino nell’arte tradizionale dell’India
Relatore: Cinzia Pieruccini, professore di Indologia all’Università degli Studi di Milano.
Viaggiando in India s’incontrano numerose raffigurazioni, antiche e moderne, delle divinità antropomorfe dell’induismo che da almeno duemila anni è la religiosità di gran lunga maggioritaria. Nei templi dedicati a Shiva, invece, la divinità è rappresentata da una pietra fallica, il linga, e sul territorio sono diffuse rappresentazioni di altra natura. Si tratta di diverse «tradizioni» che s’intrecciano e si nutrono a vicenda, e a cui fanno da sfondo le principali concezioni e dinamiche del pensiero religioso dell’India. Si è così generato un processo che, nei secoli, si è tradotto in una lunga serie di grandi capolavori d’arte. 

Martedì 3 aprile 2012, ore 18.30, Università della Svizzera italiana, Auditorium
Epilogo. Tra Occidente e Cina: l’arte contemporanea in India
Relatore: Marco Meneguzzo, critico d'arte, professore di Museologia e Storia dell’Arte dell'Accademia di Belle Arti di Milano. 
Il sistema dell’arte indiano, così come il suo sistema produttivo più in generale, è l’unica realtà che possa competere con il colosso cinese. Gli sviluppi dell’arte, così come dell’economia, sono profondamente diversi nei due Paesi, ma è inevitabile che vengano messi a confronto e analizzati per via comparativa. Più articolata nelle sue espressioni, più libera da censure, l’arte indiana contemporanea appare più complessa, ma proprio per questo anche più difficile, meno immediatamente caratterizzabile. Inoltre, il sistema dell’arte indiano appare meno efficace di quello cinese, per cui è ipotizzabile uno sviluppo futuro improntato a una concorrenzialità interna ed estera che pone in secondo piano l’identità culturale e nazionale indiana, in favore dei singoli artisti e delle singole opere.

Sabato 21 aprile 2012, ore 15.00, Museo delle Culture, Heleneum, via Cortivo 26, Lugano-Castagnola
Visita guidata all’esposizione permanente del Museo delle Culture
Visita guidata da Giulia R. M. Bellentani e Francesco Paolo Campione.
A complemento del programma di conferenze, viene proposta una visita guidata all’esposizione permanente del Museo delle Culture che, oltre a soffermarsi sulle opere relative alla tradizione dei carri cerimoniali dell’India meridionale (ratha), illustrerà alcune delle influenze stilistiche e ideologiche che la civiltà indiana ha esercitato, nel tempo, sulle culture del Sud-Est asiatico, i cui manufatti arricchiscono la collezione del Museo'. 

(Grazie a Giulia Bellentani per la segnalazione).

Bollywood contro le multinazionali finto ecologiste

Vi segnalo l'articolo Bollywood contro le multinazionali finto ecologiste, di Marta Serafini, pubblicato ieri dal Corriere della Sera:
'Il greenwashing non ha davvero confini. E accade che anche le star di Bollywood cadano nella rete, diventando testimonial di aziende che si spacciano come verdi, ma che in realtà hanno ben poco a cuore l’ambiente. Come riferisce la ong Survival, il regista Shyam Benegal e la star cinematografica Gul Panag si sono ritirati da un concorso cinematografico ideato per testimoniare la «felicità» creata dal gigante minerario Vedanta Resources. E per l’azienda britannica, impegnata a cercare di recuperare la credibilità internazionale perduta negli ultimi anni, il tentativo di promozione si è trasformato in un autentico autogol.
Obiettivo della competizione era raccontare la «felicità» che Vedanta porta alle comunità locali. Tutti i film dovevano essere girati da aspiranti cineasti, accompagnati dalla stessa Vedanta a visitare le aree in cui la compagnia opera. Peccato che la realtà raccontata dalle organizzazioni indipendenti sia completamente differente. Per sfruttare i giacimenti di bauxite presenti sulle colline di Niyamgiri, nello Stato indiano di Orissa, la compagnia avrebbe del tutto ignorato i diritti della popolazione Dongria Kondh che vive nella regione. «Siamo il popolo della montagna. Se dovessimo andar via, noi moriremo», spiegano i membri della comunità. Una profezia che si potrebbe avverare: la miniera a cielo aperto della Vedanta devasterebbe le foreste, i fiumi che scorrono nel territorio nonché l’identità e la cultura dei Dongria Kondh mettendo fine alla loro esistenza.
Malattie, polveri sottili, soprusi. L’immagine della Vedanta necessitava di una rispolverata. E così è stato deciso di rivolgersi alle star di Bollywood e ai filmaker per raccontare una situazione completamente diversa da quella reale, fatta di scuole per i bambini, ospedali per la popolazione e medicine distribuite gratuitamente. Un'abitudine di numerose multinazionali: si ricorre a eventi mediatici, presentazioni e documentari per cercare di ripulirsi la coscienza ambientale, ma soprattutto cercando di ripulire la propria immagine. E spesso il tentativo va a buon fine. Questa volta però i nodi sono venuti al pettine. Gul Panag, incoronata Miss India nel 1999, ha appreso del coinvolgimento di Vedanta attraverso i social network. «Mio dio. Ho appena ricevuto tutti i dettagli», ha scritto l’attrice su Twitter. «Non sapevo che il concorso facesse parte dalla campagna auto-celebrativa di Vedanta... Mi tiro fuori».
Secondo fonti vicine a Shyam Benegal, i cui film hanno ricevuto nomination a grandi festival internazionali come quello di Cannes, il regista si sarebbe ritirato per motivi analoghi. Anche uno dei partecipanti ha chiesto il ritiro del suo film. Il concorso fa parte di una più ampia campagna di comunicazione di Vedanta denominata Creating Happiness (Creare felicità), diretta dall’agenzia pubblicitaria internazionale Ogilvy & Mather. E arriva in un momento cruciale della vicenda. Il 9 aprile è attesa infatti la sentenza del ricorso in appello inoltrato dalla Orissa Mining Corporation Ltd contro la decisione del governo dell’India di non autorizzare attività minerarie sulle montagne di Niyamgiri'.